I socialdemocratici sono arrivati in testa con il 22,1% dei voti nelle elezioni legislative rumene di domenica. Le cifre diffuse a spoglio sostanzialmente ultimato confermano quelle degli exit poll della vigilia. La vera vincitrice della consultazione è però l’estrema destra: l’Alleanza per l’unità dei rumeni (AUR) si attesa al 17,9% dopo aver piazzato un candidato al primo (il fin lì sconosciuto Calin Georgescu) e uno al quarto posto nel recente primo turno delle presidenziali.
Se si sommano i voti di altre due formazioni minori, poi, l’estrema destra sale al 31%: un rumeno su tre quindi si schiera sul quel fronte politico, mentre nelle precedenti elezioni era meno di uno su dieci. Sia SOS Romania della filorussa Diana Sosoaca che la nuova formazione giovanile POT hanno superato la soglia di sbarramento del 5% e saranno dunque rappresentati in Parlamento. Un’avanzata, quella dell’ultradestra, che osservatori e analisti collegano alle persistenti difficoltà economiche in Romania e alle inquietudini e preoccupazioni suscitate dalla guerra nella confinante Ucraina.
Sarà rappresentato nel nuovo parlamento di Bucarest anche l’UDMR, il partito della minoranza ungherese, che ha ottenuto il 6,4% dei voti. Con un’assemblea così frammentata, non sarà facile comporre una maggioranza per un Governo stabile. Attualmente il Paese balcanico è guidato da un’alleanza tra socialdemocratici e liberali (terzi domenica con il 13,2%), con alla testa il premier Marcel Ciolacu. Quest’ultimo è uscito sconfitto a sorpresa dal primo turno delle presidenziali del 24 novembre. Il ballottaggio è in calendario l’8 dicembre.
L’alleanza potrebbe riproporsi, ma dovrà essere allargata ad altri membri, senza cambiare la posizione pro-UE e NATO di Bucarest sullo scacchiere internazionale.