Una sparatoria è avvenuta nella notte tra sabato e domenica in una base militare russa nella regione di Belgorod, al confine con l'Ucraina. Lo ha reso noto il Ministero della Difesa russo, condannando fermamente quanto è accaduto.
Le autorità del Cremlino hanno riferito che "due cittadini originari di un Paese della CSI (la Comunità degli Stati Indipendenti, alleanza di diverse ex repubbliche sovietiche) hanno compiuto un attacco" in un centro d'addestramento. "Mentre si stavano allenando al tiro insieme a persone che si sono offerte volontarie per prendere parte all'operazione militare speciale, i terroristi hanno aperto il fuoco con le armi automatiche sui vari membri dell'unità", precisa il Ministero russo.
"Undici persone sono rimaste uccise durante la sparatoria e altre quindici hanno riportato ferite di varia gravità e sono state ricoverate in strutture sanitarie", precisa la fonte, secondo la quale "i due terroristi sono stati uccisi durante un conflitto a fuoco", senza fornire ulteriori dettagli sull'identità delle vittime e degli autori della sparatoria.
La strage sarebbe legata a motivi religiosi
Se Mosca non fa parola sui motivi dell'accaduto e le identità dei due individui che hanno aperto il fuoco, una spiegazione la fornisce Kiev. Secondo Oleksiy Arestovich, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelenski, vi sarebbe una discussione sulla religione all'origine della sparatoria nel poligono di addestramento. In un'intervista ha riferito che i due aggressori - poi uccisi - provenivano dalla nazione centroasiatica del Tagikistan e hanno aperto il fuoco sui presenti dopo una zuffa per motivi religiosi. Il Tagikistan è in prevalenza musulmano, mentre circa metà dei russi segue vari rami del cristianesimo.
Il distretto di Belgorod nei giorni scorsi è stato più volte bombardato dall'esercito ucraino. Ieri, sabato, il governatore locale aveva annunciato un attacco a un deposito petrolifero vicino al capoluogo omonimo, mentre il giorno prima un missile ha centrato una centrale elettrica, fatto che ha provocato un enorme blackout in città.
Zelensky: Situazione sul terreno difficile a Bakhmut
Dal canto suo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato sabato che la situazione sul terreno militare è attualmente la "più difficile" vicino a Bakhmut, nell'Ucraina orientale, pochi giorni dopo che le forze filorusse hanno affermato di essere in procinto di avvicinarsi a questa cittadina che prima dell'invasione russa contava 70'000 abitanti.
"Persiste una situazione molto grave nelle regioni di Donetsk e Luhansk", nel bacino industriale del Donbass, ha affermato il capo di Stato di Kiev nel suo messaggio quotidiano. L'area di combattimenti "più difficile è vicino a Bakhmut, come nei giorni precedenti. Stiamo ancora mantenendo le nostre posizioni", ha aggiunto Zelensky. Da mesi ormai le truppe russe stannno bombardando Bakhmut nella speranza (finora vana) di catturarla.
Giovedì del resto le forze separatiste sostenute dalla Russia nell’Oblast di Donetsk hanno dichiarato di aver preso due villaggi vicini, Opytine e Ivangrad, ma dopo quattro giorni non c'è stata alcuna conferma. Al contrario, da settimane sono le truppe ucraine che stanno liberando vaste aree di territorio nel sud e nell'est del Paese invaso dai russi 235 giorni or sono.
Le forze russe continuano intanto a bombardare altre località ucraine. Ukrinform precisa domenica che due scuole sono state devastate dai missili di Mosca nell'Oblast di Zaporizhia, mentre a Nikopol droni e bombe hanno devastato il Palazzo della Cultura, un liceo, un caffè, negozi di alimentari, strutture industriali, la posta, tre palazzi di nove piani, 21 abitazioni private e cinque linee dell'alta tensione; una persona è rimasta ferita.