Ha mandato in fumo 40 mila tonnellate di grano che secondo fonti ucraine erano dirette in Cina, Israele e Africa. Ha seriamente preoccupato e indignato la Romania - Paese NATO che si affaccia sulla sponda opposta del fiume – e altre capitali. Ma soprattutto ha provocato una impennata mondiale del prezzo dei cereali, tanto che il presidente ucraino Zelensky ha parlato di “attacco alla sicurezza alimentare mondiale".
Il raid russo sul porto fluviale di Izmail, nella regione di Odessa - unica via rimasta a Kiev per esportare il proprio grano, dopo la fine dell’accordo con la Russia sul Mar Nero - è certamente ben più di una azione militare. Mosca non ignora le conseguenze geopolitiche di un’azione del genere, in un momento in cui a livello diplomatico (e dunque in gran parte dietro le quinte) è in corso una complessa partita incentrata proprio sull’export dei due belligeranti.
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Telegiornale 02.08.2023, 20:00
L’accordo sul Mar Nero era stato mediato dalla Turchia. E proprio con il presidente turco Erdogan si è sentito telefonicamente Vladimir Putin. Erdogan - che pure con Putin ha un rapporto personale privilegiato di lunga data - ha chiesto al suo omologo di astenersi da azioni che possono portare all’escalation. Sulla sostanza del dossier grano, le posizioni dei due rimangono distanti: Erdogan continua a premere per un ritorno all’accordo scaduto il 17 luglio e che Mosca non ha voluto estendere. Putin è disponibile a venire in visita ad Ankara, ci sarebbe intesa anche sulla data (che però non viene resa pubblica) ma vuole altro. Per lo meno l’eliminazione delle restrizioni all’export dei fertilizzanti russi.
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Notiziario 02.08.2023, 17:14