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"Seconda ondata? La ricetta è contenere"

Il virologo Fabrizio Pregliasco si esprime sui nuovi focolai di coronavirus e conferma: in Italia osserviamo una carica virale ridotta, ma bisogna restare prudenti

  • 24 giugno 2020, 15:24
  • Ieri, 19:05
03:44

RG 12.30 del 24.06.2020 Intervista al virologo Fabrizio Pregliasco

RSI Info 24.06.2020, 15:27

  • FB
Di: Limoncello /red 

Dagli Stati uniti, alla Germania fino alla Gran Bretagna. Sembrano arrivare segnali di una seconda ondata di Covid-19. Ma dobbiamo veramente preoccuparci? E se seconda ondata sarà, avrà la stessa intensità della prima?

Cominciamo dal primo punto. “A mio avviso dipenderà dalla capacità dei vari territori di tenere sotto controllo i focolai” ci dice al professor Fabrizio Pregliasco dell'Istituto di virologia dell'Università degli studi di Milano. “Paradigmatico il caso della Germania: situazioni di convivenza stretta e di rischio professionale nel mattatoio hanno evidenziato un focolaio piuttosto rilevante. Anche in Italia abbiamo avuto degli episodi. Finora però si è riusciti a contenere: questa è la battaglia del prossimo futuro”. “La seconda ondata – aggiunge Pregliasco - è il risultato di un mancanza di controllo da una parte o di un eccesso di libertà da parte dei singoli cittadini di non attuare le misure di buon senso per ridurre i contatti”.

Altra questione molto dibattuta, soprattutto in Italia, è la carica virale del Covid_19 che sembra essersi ridotta. “Le cause e i motivi di questa riduzione di contagiosità sono ancora da evidenziare dal punto di vista genetico. Però - spiega sempre il virologo - è una cosa che in Italia stiamo constatando: pochi casi, casi meno rilevanti. E anche alcuni studi dell’Università di Pavia dimostrano una riduzione di contagiosità di questi soggetti”.

Questo significa allora che bisogna preoccuparsi meno della pressione che un ritorno del virus potrebbe avere sui sistemi sanitari? Prepararsi allo scenario peggiore è la cosa da fare, secondo Pregliasco, “anche sapendo che presumibilmente dovremo affrontare situazioni non così gravi come quelle della prima ondata, che ci ha colti oggettivamente impreparati”.

Resta il fatto che molti esperti lamentano riaperture troppo rapide. Non sono più così ascoltati dalla politica, come all’inizio della pandemia? “Credo di si - conclude il professor Pregliasco - ma credo sia una responsabilità che è giusto si prendano i politici rispetto a un rischio che è difficile da calcolare. Attenzione però, dobbiamo restare ottimisti ma prudenti”.

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