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Sempre più nomadi e digitali

Il fenomeno del telelavoro da Paesi remoti prende piede. A Berna i "Digitale Nomaden Schweiz" hanno discusso sul tema

  • 17 novembre 2021, 07:13
  • 20 novembre, 19:13
Immagine d'archivio

Al lavoro ma in spiaggia

  • pexels
Di: Seidisera/Bleff 

Girare il mondo... senza lasciare il proprio ufficio: negli anni '20 del 21esimo secolo, grazie al telelavoro, questo è possibile. Si tratta del fenomeno dei "nomadi digitali", ovvero coloro che lavorano in smartworking in luoghi esotici. Sul tema, si è tenuta a Berna la conferenza dei "Digitale Nomaden Schweiz", associazione che conta circa 150 membri.

"In Svizzera, quello dei nomadi digitali è un fenomeno ancora marginale - spiega il presidente Lorenz Ramseier ai microfoni della RSI - Negli Stati Uniti invece il loro numero è raddoppiato in due anni, passando da 7,5 a 15 milioni".

Il Portogallo è all'avanguardia

Sulla tendenza stanno puntando molti Paesi per attirare questi lavoratori senza fissa dimora e per rialzare l'economia del turismo. Ramseier spiega infatti che ci sono oltre 40 Stati che propongono dei "remote work visa", ossia visti per chi lavora a distanza che ne regolano lo statuto e il permesso di residenza.

Tra questi paesi, il Portogallo ha grande successo con questo tipo di visto: molti statunitensi hanno deciso di vivere a Lisbona o Porto, dove pagano le imposte, e dove il soggiorno può essere prolungato fino a 5 anni. Nel Paese, è stata fatta anche una legge appositamente per il telelavoro: non sarà possibile contattare un dipendente fuori dall'orario di lavoro, e il datore di lavoro dovrà partecipare ai costi che il dipendente sostiene per lavorare da casa, come l'energia elettrica utilizzata, il potenziamento della rete internet o i lavori di manutenzione del computer. I datori di lavoro che non rispetteranno queste regole saranno considerati colpevoli di severe violazioni della legge sul lavoro.

Case condivise per nomadi digitali

Da alcuni anni è stata inoltre sviluppata una nuova forma abitativa per i nomadi digitali: i "coliving space", appartamenti condivisi con spazi per lavorare, interagire, e con le caratteristiche necessarie per favorire la produttività: ovvero collegamento a internet, sale conferenze e infrastrutture impeccabili. Alla base, ha spiegato un partecipante alla conferenza, c'è il desiderio di vivere con persone con esperienze di vita e professionali diverse. Un tipo di spazio abitativo approdato anche in Svizzera, ad esempio in Vallese, a Zurigo e a San Gallo.

La situazione nella Svizzera italiana

Riguardo alla Svizzera, se qualcosa si muove a nord delle Alpi, tutto (o quasi) tace nella Svizzera italiana. Ci sono parecchi confederati che durante il lockdown hanno approfittato del telelavoro per venire a stare nelle loro case di vacanza, ma di viaggiatori o nomadi venuti dal resto del mondo non c'è praticamente traccia.

"Ciò che pesa nella scelta della destinazione sono la velocità di banda, il costo dell'abitazione, la presenza di permessi per spostarsi con una certa facilità e il fatto che ci siano delle offerte di lavoro in remoto delle quali beneficiare", spiega l'economista Barbara Antonioli Mantegazzini, docente all'USI e vicedirettrice dell'IRE, l'Istituto Ricerche economiche. "Probabilmente il Ticino ad oggi ancora non soddisfa tutti questi fattori"

"A mio avviso può essere economicamente interessante attrarre questi nomadi digitali, ma non credo lo sia a breve termine - prosegue Antonioli Mantegazzini - È un fenomeno più legato a cambiamenti di paradigma, di consumo e produttività. Può essere un filone interessante da percorrere per attrarre persone con un certo tipo di di lavoro, competenze tecnologiche e creative con ricadute molto positive sul territorio".

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