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Siria, i ribelli entrano a Homs ma il regime nega

La stretta attorno a Damasco prosegue, mentre l’aiuto dell’alleato russo appare sempre più impalpabile

  • 7 dicembre 2024, 23:04
  • 9 dicembre 2024, 10:15
I ribelli depongono le insegne governative a Salamiyah, vicino a Hama.jpg

I ribelli depongono le insegne governative a Salamiyah, vicino a Hama

  • Keystone
Di: ATS/RG/Spi 

È continuata anche sabato l’avanzata dei ribelli in Siria. In serata, secondo l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo, le forze contrarie al regime di Bashar al-Assad “sono entrate nella città di Homs e hanno preso il controllo di alcuni quartieri, dopo il ritiro delle forze di sicurezza e dell’esercito dalle loro ultime posizioni”. La notizia, fornita da questa ONG, è stata tuttavia smentita dal ministero della Difesa, secondo cui “le informazioni riguardanti l’ingresso dei terroristi sono infondate”.

Altrettanto incerto risulta nelle ultime ore dove si trovi il presidente siriano. Bashar al-Assad non si trova da nessuna parte a Damasco, ha detto in serata l’emittente statunitense CNN citando una fonte a conoscenza della situazione. La linea ufficiale dell’ufficio presidenziale è che Assad non è fuggito dalla capitale. Ma la fonte sostiene che non si trovi in alcuno dei luoghi della città in cui ci si aspetterebbe di trovarlo. La guardia presidenziale di Assad non sarebbe più schierata nel suo solito luogo di residenza, come dovrebbe se fosse lì, ha detto la fonte, alimentando le speculazioni che possa essere fuggito dalla capitale del paese.

Il ruolo di Mosca: l’analisi di D’Amato

Sempre meno realistico, nel frattempo, appare la possibilità di un aiuto militare dalla Russia all’alleato siriano. Un Cremlino che, secondo Giuseppe D’Amato, collaboratore della RSI per la Russia, sta cercando di guadagnare più tempo possibile: “Il problema è che gli eventi stanno precedendo la diplomazia. Finora Mosca ha tentato proprio attraverso accordi diplomatici e sul terreno, di fermare l’avanzata degli insorti. E ha utilizzato anche l’aviazione che ha tentato di distruggere i ponti verso Damasco”. Ma il regime, da quello che si comprende, sta lentamente crollando.

Ma i russi, continua il corrispondente, non possono intervenire militarmente perché non hanno truppe da inviare in Siria. E poi come farlo? La Russia ha un problema enorme dal punto di vista logistico militare, perché, se le avesse, queste truppe dovrebbero attraversare mezza Europa per poter arrivare in Siria, anche perché gli stretti sono chiusi. Si potrebbe tentare un ponte aereo ma costerebbe tantissimo e Mosca ha enormi problemi finanziari con la crisi del rublo e lo sforzo in Ucraina non permette assolutamente di aprire un altro fronte.

Nelle prossime ore si potrebbe porre il problema su come evacuare le due basi russe, ossia quella navale di Tartus e quella aerea di Khmeimim. Per quanto riguarda il porto non ci dovrebbero essere problemi con le tre fregate che potranno prendere il largo. Molto più complesso cosa fare con gli aerei. “Sono circa 7’000 i militari russi in Siria. Probabilmente la diplomazia russa in questo momento sta tentando di trovare un accordo sia di uscita dal paese, sia con chi verrà dopo Assad”, afferma il corrispondente. Di certo se la Siria, l’alleato forte in Medio Oriente, cade, le ambizioni russe di tornare potenza verrebbero assolutamente ridotte. Dalla base aerea siriana passavano, per inciso, i mercenari diretti in Africa.                                

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SEIDISERA del 07.12.24, l’analisi di Giuseppe D’Amato

RSI Info 07.12.2024, 22:58

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Ribelli in marcia verso Damasco

Telegiornale 07.12.2024, 20:00

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