E' destinato a salire ancora il bilancio della "strage più grave" mai avvenuta in Somalia, provocata dall'esplosione, sabato sera, di due camion-bomba nella capitale Mogadiscio. Molte persone, infatti, sono ancora intrappolate sotto le macerie, dopo il crollo di alcuni edifici a causa della deflagrazione. I soccorritori sono sempre al lavoro. Il bilancio provvisorio parla ora di almeno 300 morti e altrettanti feriti.
L'ONU e l'Unione Africana stanno fornendo "assistenza logistica, medica e attrezzature" al Governo somalo, mentre le autorità locali hanno lanciato un appello alla popolazione per la donazione di sangue.
Il presidente somalo, Mohamed Abdullahi Mohamed, ha proclamato tre giorni di lutto. Mentre gli attentati non sono ancora stati rivendicati, gli analisti propendono per la matrice jihadista dell'attentato: il Governo punta il dito contro al-Shabaab, che spesso ha preso di mira zone strategiche nella capitale, ma non manca chi ipotizza perfino un possibile coinvolgimento dei miliziani dell'autoproclamato Stato Islamico (IS).
ATS/M. Ang.