La strage avvenuta in una scuola elementare di Uvalde, in Texas, ha causato almeno 21 morti, dei quali almeno 19 sono bambini. L’attacco perpetrato da un diciottenne, poi abbattuto dalla polizia, riaccende i riflettori sulla diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti, passate da 90 milioni negli anni Settanta a oltre 390 milioni nel 2018.
A dirlo è il progetto The Small Arms Survey, condotto in seno all'Istituto di studi internazionali e di sviluppo di Ginevra, che monitora la diffusione di armi da fuoco in tutto il pianeta. Secondo la ricerca, nel 2018 negli USA semplici cittadini possedevano il 46% delle armi in circolazione fra i civili in tutto il mondo.
Un numero elevato, dalle gravi ripercussioni: nel 2020 oltre 45'000 cittadini statunitensi sono morti a causa di un colpo partito da un fucile o da una pistola. Un record: c'è infatti stato un aumento del 25% rispetto a cinque anni prima, del 43% rispetto al 2010.
Il numero di proprietari di armi da fuoco nel corso dei decenni non ha fatto che aumentare, con un incremento significativo registrato negli ultimi due anni di pandemia, indica un'altra indagine statunitense: ci sono stati sette milioni e mezzo di persone - in particolar modo donne - che hanno deciso di comprare per la prima volta un'arma.
E malgrado si levino voci per evitare che stragi come quella appena avvenuta si ripetano, stando a un sondaggio Gallup realizzato due anni fa, la percentuale di cittadini USA che chiedono un controllo più severo riguardante la circolazione di armi da fuoco, è diminuita rispetto al precedente sondaggio del 2014: solo il 52% chiede più controlli, il 35% non vuole cambiamenti, 11% chiede ancor più libertà.
E a chiedere un giro di vite sono soprattutto elettori democratici: il 91%, contro il 24% di repubblicani.