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Svezia in crisi d'identità

Considerata una superpotenza umanitaria, la Svezia deve fronteggiare l’ascesa di un partito di destra radicale e anti-immigrazione

  • 8 settembre 2018, 10:08
  • 23 novembre, 00:23
03:20

Populismo svedese

RSI/Lorenzo Amuso 08.09.2018, 10:07

Di: Lorenzo Amuso 

Le elezioni per il rinnovo del Riksdag, il Parlamento svedese - che si terranno domenica - si annunciano come un terremoto politico nel paese scandinavo. Gli ultimi sondaggi confermano la crisi dei partiti tradizionali, a cominciare dai socialdemocratici del primo ministro Stefan Löven. Effetto di un’insolita frammentazione del voto, che ha favorito principalmente gli Svedesi democratici (SD), una formazione populista, di destra radicale, anti-immigrazione. Alcuni sondaggisti si sono spinti anche oltre, azzardando gli SD primo partito del paese: sarebbe un risultato storico, dopo 101 anni di primato ininterrotto del partito Socialdemocratico. Anche solo immaginare un simile scenario, nella Svezia campione di tolleranza e accoglienza, è un chiaro segnale dei tempi che cambiano.

Ascesa irresistibile

L’immigrazione è stata imposta dagli SD al centro del dibattito elettorale. Se solo nel 2015 la Svezia aveva accolto più di 160mila nuovi migrati - un’enormità in una nazione che supera di poco i 10 milioni di abitanti -, negli anni successivi la quota annuale non ha mai superato le 25mila unità. Protagonisti di una campagna elettorale largamente centrata sulla difesa dei valori tradizionale e sulla protezione sociale, gli SD - guidati dal giovane leader Jimmie Akesson - hanno dettato l’agenda politica degli ultimi anni in tema d’accoglienza, criticando ferocemente le politiche migratorie del governo e i ritardi nei processi d’integrazione.

Governo di minoranza

In una Svezia, incerta e divisa come mai prima d’ora, che sembra aver smarrito la sua vocazione di superpotenza umanitaria, è bastata una legislatura agli SD per raddoppiare le preferenze. Promettendo, se andranno al governo, un referendum per uscire dall’Unione Europea (Swexit), e di destinare i soldi attualmente. Difficilmente, però, otterranno incarichi governativi: nessun partito sembra disposto ad alleanze. Ma è altrettanto improbabile, però, che uno dei blocchi tradizionali (centro-sinistra e centro-destra) raggiunga la maggioranza. I socialdemocratici sono accreditati al 23% (peggior risultato di sempre), tre punti davanti agli stessi SD, più staccati i Moderati. L’ipotesi più plausibile, dunque, resta un governo di minoranza (come puntualmente accade dal 2010), inevitabile conseguenza di una Svezia, che - nonostante la crescita economica e il basso tasso di disoccupazione (6%) - sembra accusare una crisi d’identità.

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Elezioni in Svezia

Telegiornale 08.09.2018, 22:00

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