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Terremoto a Taiwan, i dispersi sono ancora decine

Almeno 70 minatori sono rimasti intrappolati - I morti accertati sono 9, le persone ferite sono almeno 900 - Cina e USA: “Pronti ad aiutare”

  • 3 aprile, 21:51
  • 3 aprile, 22:04
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Soccorritori vicino a un edificio danneggiato dal terremoto a Hualien

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Di: ATS/AFP/RSI Info

Il più grande terremoto che abbia colpito Taiwan negli ultimi 25 anni ha ucciso finora almeno nove persone, ferendone più di un migliaio. Ma sono decine i dispersi e gli intrappolati sotto le macerie oppure nelle miniere di carbone, come i 70 lavoratori sorpresi nelle viscere della terra dal violento sisma di magnitudo 7.4, secondo l’Usgs americano, o 7.2 nella rilevazione delle autorità di Taipei. Nel 1999 la scossa di 7.6 uccise circa 2.400 persone e danneggiò o distrusse 50.000 edifici.

La contea di Hualien, quella sulla costa orientale che la tradizione vuole come “la prima ad essere accarezzata dal sole che nasce”, è stata l’epicentro del terremoto che ha fatto tremare con grande intensità l’intera isola intorno alle 8 del mattino (le 2 di notte in Svizzera) e sorpreso quanti si stavano recando al lavoro e a scuola; oltre a far scattare un allarme tsunami rientrato solo qualche ora dopo. Le televisioni taiwanesi hanno trasmesso immagini di edifici inclinati e contorti in angoli precari vicino all’epicentro, che è stato individuato poco fuori la costa a una profondità di circa 15 km.

I primi soccorritori hanno usato semplici scale per aiutare le persone bloccate ad uscire dalle finestre, mentre nelle parti montuose interne si sono verificate le grandi frane all’origine di almeno quattro vittime. A Taipei l’iconico grattacielo “101” ha oscillato pericolosamente sia per la prima scossa sia per quelle successive di assestamento, mentre la metropolitana e i treni ad alta velocità sono stati bloccati per ispezioni di sicurezza. L’agenzia nazionale dei vigili del fuoco ha comunicato che erano in corso gli sforzi per evacuare decine di persone intrappolate nei tunnel vicino alla città di Hualien, tra cui due tedeschi, poi liberati. Mentre si sono persi i contatti con 50 turisti a bordo di 4 minibus diretti ad un hotel nel parco nazionale di Taroko, in vista del lungo ponte festivo. Il Centro per la scienza e la tecnologia di Taiwan ha riferito inoltre che un centinaio di persone e veicoli sono rimaste bloccate nei tunnel di Jinwen e Daqinqshui sotto le montagne di Hualien. “Al momento la cosa più importante, la massima priorità, è salvare le persone”, ha detto il presidente eletto William Lai, parlando all’esterno di uno degli edifici più danneggiati nella città di Hualien, la cui contea è rimasta tagliata fuori dal resto dell’isola tra crollo di ponti, frane e rottura della rete stradale.

La stessa aeronautica militare di Taiwan ha dovuto fare i conti con il sisma: 6 jet da combattimento F-16 sono stati danneggiati in modo lieve in una delle basi principali della città da cui spesso decollano per respingere le incursioni degli aerei cinesi, ma la previsione è che “tornino in servizio molto presto”.

I media statali di Pechino hanno riferito che il sisma è stato avvertito fino a Shanghai, ma soprattutto nella provincia del Fujian, che si trova di fronte a Taiwan. Le scosse di assestamento potrebbero andare avanti per quattro giorni, hanno avvertito gli esperti: sono più di 50 quelle registrate oggi, di cui almeno una ventina sopra magnitudo 4. “L’epicentro è stato vicino alla superficie e il terremoto è stato avvertito in tutta Taiwan e nelle isole al largo”, ha affermato Wu Chien-fu, direttore del Centro sismologico della Central Weather Administration di Taipei.

La maggior parte dell’elettricità è stata ripristinata, ha riferito in serata l’utility Taipower, mentre le due centrali nucleari dell’isola sono considerate al sicuro. Foxconn, il più grande assemblatore di iPhone, ha fermato alcune linee di produzione ma ha aggiunto che le normali operazioni sono gradualmente riprese. Taiwan Semiconductor Manufacturing Co (Tsmc), leader mondiale dei microchip e importante fornitore di Apple e Nvidia, ha riferito che “per garantire la sicurezza del personale, alcuni impianti sono stati evacuati”. La produzione è stata sospesa per il resto della giornata e solo giovedì il quadro sul possibile impatto sarà più chiaro, anche su scala globale. Le sue azioni hanno chiuso alla Borsa di Taipei in calo dell’1,3% mentre l’indice Taiex (-0,63%) ha sostanzialmente ignorato l’impatto del terremoto..

Intanto il presidente cinese Xi Jinping tende la mano ai “compatrioti” di Taiwan, colpiti dal violento terremoto. Mentre la leader di Taiwan, Tsai Ing-wen, ringrazia per il sostegno “alleati e amici”, come a voler ostentare che Taipei non è sola tra le molteplici manifestazioni di solidarietà ricevute, incluse quelle di USA, UE, Giappone e India.

“La Cina continentale sta prestando molta attenzione al terremoto registrato nella regione di Taiwan e allo sviluppo del disastro, ed è disposta a fornire assistenza in caso di catastrofe”, è stata la formula usata da Zhu Fenglian, portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan del governo cinese. Pechino “è molto preoccupata per la situazione ed esprime sincera solidarietà ai compatrioti di Taiwan colpiti dal disastro”, ha aggiunto la portavoce.

Da Taiwan, dove non ci sono stati ancora commenti all’offerta d’aiuto di Pechino, il ministero della Difesa ha invece riferito di aver rilevato 30 aerei e 9 navi da guerra cinesi intorno all’isola nell’arco delle 24 ore alle 6 locali (la mezzanotte in Svizzera): manovre dai numeri giornalieri più alti del 2024 che seguono la recente telefonata tra Xi e il presidente americano Joe Biden nella quale il leader cinese ha ribadito che Taiwan è “la prima linea rossa invalicabile” nelle relazioni bilaterali, essendo l’isola - secondo la lettura della leadership comunista - una mera questione interna e la riunificazione un percorso ineludibile anche con l’uso della forza, se necessario.

Tsai ha affidato a X “la sua profonda gratitudine” per i messaggi di sostegno e l’offerta di aiuto ricevuti dai leader di tutto il mondo. Tra i primi, il premier nipponico Fumio Kishida, il presidente filippino Ferdinand Marcos jr, il primo ministro indiano Narendra Modi, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, il presidente della Repubblica Ceca Vystrcil Milos e il vicepremier thailandese Parnpree Bahiddha-Nukara. Non era scontato che arrivassero queste manifestazioni di vicinanza nel mezzo delle tensioni nello Stretto di Taiwan, oltre al cordoglio della dozzina di Paesi con cui Taipei ha ancora relazioni ufficiali, tra cui Eswatini, Guatemala e Paraguay.

La Casa Bianca, invece, ha annunciato che gli Stati Uniti sono “pronti” ad aiutare Taiwan e “a fornire tutta l’assistenza necessaria”, ha assicurato Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, in una nota.

Terremoto a Taiwan, ancora diversi dispersi

Telegiornale 03.04.2024, 20:00

La testimonianza da Taipei

Telegiornale 03.04.2024, 20:00

I terremoti più disastrosi in Asia in 20 anni: dallo tsunami del 2004 a Fukushima, fino al sisma in Sichuan

Quello di Taiwan è l’ultimo di una lunga catena di terremoti disastrosi che negli ultimi 20 anni hanno investito il continente asiatico, a partire da quello che scatenò lo tsunami sull’intero Oceano Indiano - dall’Indonesia all’Africa orientale - il giorno di Santo Stefano del 2004, passando per le ecatombi in Pakistan nel 2005 e in Sichuan nel 2008, senza dimenticare il disastro di Fukushima del 2011, la tragedia in Nepal del 2015, fino alle migliaia di morti fra Turchia e Siria del 2023. Di seguito i più letali.

26 dicembre 2004, Indonesia. Una scossa di magnitudo 9.1 - la terza più potente dal 1900 - al largo delle coste dello Stato indonesiano di Banda Aceh, Sumatra, scatena uno tsunami che investe 14 Paesi affacciati sull’Oceano Indiano, dal Sud-est asiatico all’Africa occidentale. Ufficialmente i morti accertati sono 227’900, ma con i dispersi, mai quantificati con certezza, si supera il mezzo milione di vittime.

8 ottobre 2005, Pakistan. Con epicentro vicino a Balakot, nel nord-est, il sisma di magnitudo 7.6 fa almeno 87’351 morti e 138’000 feriti, radendo al suolo interi villaggi, con effetti anche in India.

12 maggio 2008, Cina. Almeno 87’587 persone muoiono e 18’393 sono disperse nella remota provincia montagnosa del Sichuan, nel sud-est, a causa di un sisma distruttivo di magnitudo 7.9 che ha colpito 45,5 milioni di persone, con 15 milioni di sfollati. I danni stimati ammontano a 86 miliardi di dollari.

11 marzo 2011, Giappone. Il quarto sisma per potenza (9.1) in oltre un secolo al largo delle coste est del Giappone centrale, ma soprattutto lo tsunami distruttivo che segue, provoca almeno 19’747 morti accertati, 2’556 dispersi, 130’927 sfollati e danni colossali lungo la costa da Chiba ad Aomori. Conseguenza è il disastro della centrale nucleare di Fukushima, il più grave dopo Chernobyl.

25 aprile 2015, Nepal. Una scossa di magnitudo 7.8, seguita da molte di assestamento, compresa una di 7.1 il 12 maggio, con epicentro nel distretto nepalese di Gorkha, causa 9’182 morti, oltre 25’000 feriti e la distruzione di quasi 800’000 case.

28 settembre 2018, Indonesia. Oltre 5’000 fra morti accertati e dispersi e 206’000 sfollati (diventati profughi), sono la conseguenza di una scossa di magnitudo 7.5 seguita da uno tsunami al largo dell’isola di Sulawesi.

6 febbraio 2023, Turchia e Siria. Una scossa di magnitudo 7.8 nella notte vicino alla città turca di Gaziantep, nel sud-est dell’Anatolia, seguita da una di poco inferiore (7.7) poche ore dopo, provoca fra i 59’488 e i 62’013 morti (53’537 in Turchia e 5’951/8’476 in Siria), con 140 dispersi.

1 gennaio 2024, Giappone. Di recente da segnalare anche il sisma di magnitudo 7.5 del primo gennaio scorso, seguito da uno tsunami che ha investito la costa occidentale del Giappone, con 240 morti.

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