Mancano ormai solo due giorni negli Stati Uniti all’atteso primo dibattito televisivo tra Donald Trump e Kamala Harris, con l’economia che rimane il principale motivo di preoccupazione per quattro americani su cinque. Negli ultimi giorni i due candidati – che sono ancora sostanzialmente alla pari nei sondaggi – hanno precisato alcuni aspetti dei loro programmi economici che abbiamo commentato con il corrispondente da Washington della RSI, Andrea Vosti.
Partendo allora dall’ex presidente, quali sono i punti centrali della sua agenda?
La piattaforma economica di Donald Trump si basa essenzialmente su due pilastri: in primo luogo, il taglio delle tasse sui redditi di società e aziende che Trump intende portare dal 21 al 15%. Un taglio che avvantaggerebbe in primo luogo le grandi corporation. In secondo luogo, l’ex presidente intende finanziare gli aiuti alla classe media tramite l’imposizione di pesanti tariffe sui beni importati dall’estero tra il 10 e il 20%, per esempio sui prodotti europei, ma addirittura con dazi fino al 60% o anche di più. Lo abbiamo sentito sui prodotti made in China e secondo molti economisti la combinazione di taglio alle tasse e dazi doganali farebbe salire l’inflazione appena ridiscesa al 3%, aggiungerebbe poi 5’000 miliardi di dollari al debito americano sull’arco dei prossimi dieci anni.
Trump ha annunciato anche un piano per conferire all’imprenditore e uomo più ricco del mondo, Elon Musk, ampi poteri nella sua amministrazione, in caso di vittoria. Di cosa si tratta?
Parlando un paio di giorni fa ad una platea di investitori a Wall Street, Donald Trump ha evocato l’idea di creare una commissione per eliminare sprechi e corruzione all’interno dell’amministrazione federale. Ha aggiunto che il fondatore di Tesla e SpaceX, Elon Musk, avrebbe già accettato di guidarla. Secondo Trump, questa commissione, guidata appunto da Elon Musk, avrebbe il potere di decidere dove e come operare tagli trasversali a tutta la macchina governativa, facendo risparmiare ai contribuenti migliaia di miliardi di dollari. Secondo quasi tutti gli economisti, una cifra del tutto esagerata, anche se i margini per rendere più efficiente l’amministrazione ovviamente ci sono.
Kamala Harris continuerà sul solco tracciato da Joe Biden o ci saranno delle novità?
Rispetto a Donald Trump, la candidata democratica è stata un po’ più precisa sui dettagli del suo programma economico che, rispetto a quello di Biden, potremmo definire un po’ più populista e un po’ più a sinistra. Harris propone infatti di portare la tassazione delle imprese dal 21 al 28% e di non aumentare le tasse per chi guadagna meno di 400’000 dollari all’anno, compresi sgravi fiscali fino a 50’000 dollari per chi avvia una piccola impresa. Kamala Harris strizza poi l’occhiolino alle famiglie della classe media con la promessa di un credito da 25’000 dollari per chi compra la prima casa e l’aumento a 6’000 dollari delle deduzioni fiscali per il primo anno di vita dei figli. Insomma, anche sull’economia Kamala Harris e Donald Trump offrono due visioni radicalmente diverse del futuro dell’America.
USA, atto d'accusa modificato per Trump
Telegiornale 28.08.2024, 12:30