Promette una brusca sterzata a destra, per arginare la fuoriuscita di voti a favore dei Tory. Un’agenda di politiche "law and order", di "tolleranza zero". Un referendum per la reintroduzione della pena di morte, la limitazione dell’aborto. Da oggi tocca a Paul Nuttall l’arduo compito di riunificare l’UKIP, diviso in fazioni, indebolito delle continue defezioni. La Brexit doveva essere la consacrazione politica per gli indipendentisti britannici, preludio al loro ingresso - dalla porta principale - nelle istituzioni di sua Maestà. Si è invece trasformata in una fragorosa implosione.
Tre diversi leader negli ultimi cinque mesi, ma soprattutto una "spirale letale autodistruttiva" che sta erodendo il consenso popolare che aveva portato l’UKIP ha raccogliere tre milioni di voti alle ultime elezioni generali. Le dimissioni di Nigel Farage, all’indomani del voto referendario, hanno scatenato una faida intestina per il potere. A farne le spese è stata l’eurodeputata Diane James. Scelta come nuova guida, ma estromessa da una cospirazione interna dopo appena 18 giorni. Nell’ultimo mese Farage, leader carismatico quanto imprevedibile, si è ripreso il partito in attesa delle nuove elezioni. Nel frattempo la vittoria di Trump gli ha assicurato un’inattesa ribalta internazionale, mentre a Strasburgo i dissidi tra i suoi eurodeputati sono degenerati in rissa.
Ex docente di storia, 40 anni tra due giorni, Nuttall vuole trasformare l’UKIP nella voce patriottica dei lavoratori. Punta all’elettorato laburista euroscettico, numeroso nel nord industriale dell’Inghilterra. Ma sopratutto si presenta come il custode dell’ortodossia Brexit, dura e pura, senza sconti né concessioni. Che presuppone la limitazione dell’immigrazione a qualsiasi costo, anche col sacrificio dell’accesso al mercato unico. Farage lo ha accolto sul palco, e ha invitato i suoi all’unità. Un’impresa che in questo momento appare più complicata e incerta dell’uscita del Regno dall’Europa.
Lorenzo Amuso
Dal TG20: