Le convention dei partiti sono uno dei riti più antichi della politica americana. Istituite nel 1'800, sono arrivate fino a oggi trasformandosi nel tempo, perdendo via via il loro ruolo decisionale e diventando sempre più un momento di spettacolarizzazione. Ma, non per questo, privo di colpi di scena e di significati politici. Le convention di quest'anno (quella democratica si tiene da oggi, lunedì 17 agosto al 20, e quella repubblicana dal 24 al 27 agosto) saranno diverse da quelle precedenti a causa della pandemia: si svolgeranno senza pubblico e saranno virtuali. Un cambiamento il cui effetto sarà tutto da vedere, anche per l'influenza che avrà sugli appuntamenti futuri.
Cosa sono
È possibile immaginare le convention come una sorta di grandi riunioni di partito in cui i delegati eletti alle primarie si riuniscono per nominare ufficialmente il candidato alle elezioni presidenziali. I nomi sono già noti, quindi di fatto si tratta soltanto di ufficializzare le candidature: in questo caso, l'ex vice presidente Joe Biden per i democratici e il presidente Donald Trump per i repubblicani. Ma non è stato sempre così: prima degli anni '70, erano i dirigenti dei partiti a scegliere i candidati in quelli che vengono ricordati come "salotti fumosi", dove le decisioni non erano sempre scontate. Oggi le convention somigliano maggiormente a un lungo (e costoso) show trasmesso in diretta televisiva.
Quando si svolgono
Le convention vengono organizzate ogni quattro anni, tra luglio e inizio di settembre. Solitamente durano quattro giorni. Tradizionalmente si svolge prima quella del partito di opposizione (i democratici, in questo caso). Quest'anno non ci sarà la concomitanza con le Olimpiadi, dal momento che quelle di Tokyo sono state rinviate al 2021 a causa della pandemia.
Momenti passati alla storia
Sono stati diversi i discorsi tenuti nelle convention e passati alla storia della politica americana. Uno è stato quello di sconfitta di Ronald Reagan nel 1976, quando al suo posto venne nominato il presidente uscente Gerald Ford (poi sconfitto alle elezioni). Nel 2004, un giovane e semisconosciuto Barack Obama salì sul palco della convention democratica e tenne un discorso in cui si descrisse come "un ragazzino magro con un nome buffo che crede che anche l'America abbia un posto per lui" (quattro anni dopo fu eletto presidente). La convention repubblicana del 2008, invece, fu una vetrina per la governatrice dell'Alaska Sarah Palin, candidata vice di John McCain, che si fece conoscere con un discorso brillante e umoristico. Nel 2012, l'attore Clint Eastwood mise in imbarazzo la platea repubblicana mettendo in scena un dialogo con il presidente Barack Obama, rivolgendosi a una sedia vuota.
RG 18.30 del 17.08.2020 La corrispondenza di Emiliano Bos
RSI Info 17.08.2020, 20:57
Contenuto audio