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USA: io, rifugiata climatica

Jill Hunkler ha lasciato la propria casa per problemi di salute. Nella sua zona dell’Ohio si concentrano perforazioni per l’estrazione del gas di scisto

  • 26 aprile 2021, 22:59
  • 22 novembre, 17:08
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RG 12.30 L'intervista di Emiliano Bos a Jill Hunkler 23.04.21

RSI Info 26.04.2021, 23:03

  • © RSI / E. Bos
Di: Emiliano Bos - corrispondente RSI dagli Stati Uniti 

“Sono una rifugiata a causa del fracking”, la tecnica di “fratturazione idraulica” per estrarre gas naturale nella sua contea in Ohio. Jill Hunkler, 46 anni, si definisce così in una deposizione giurata davanti al Congresso. Nei giorni in cui il presidente statunitense Joe Biden ha convocato i leader mondiali in teleconferenza per annunciare l’obiettivo di dimezzare le emissioni inquinanti degli USA entro il 2030 e chiedere impegni concreti sul clima, questa donna ha raccontato ai deputati la battaglia per la sua salute e la sofferta decisione di lasciare la sua casa.

Siamo andati a incontrarla Barnesville, nel sud-est dell’Ohio.

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La stazione di pressurizzazione di Humpreys, non lontano dall'abitato di Barnesville in Ohio

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L’auto di Jill caracolla su colline che esplodono di verde qui non lontano dal confine con West Virginia e Pennsylvania. Qui, nella contea di Belmont – sulla catena degli Appalachi - c’è la più alta concentrazione di pozzi per l’estrazione di gas di tutto l’Ohio: quasi 600.

“Mi considero una rifugiata climatica perché sono stata costretta a lasciare la mia casa. Sono una madre singola, ho lavorato anni per costruire la mia proprietà in questa zona. Ma mi hanno circondato con impianti estrattivi, gasdotti, installazioni per la trasformazione e il trasporto di idrocarburi. Io e i miei famigliari siamo dovuti venire via, perché stavamo male fisicamente”. Siamo su una strada sterrata in uno stretto fondovalle. Eccola la casa che Jill è stata costretta a lasciare. Scende dall’auto, abbraccia una quercia e piange.

“All’inizio mi sentivo quasi in colpa nel definirmi “rifugiata”, so che c’è chi sta peggio di me. Nessuno mi stava bombardando, certo. Ma c’è sofferenza quando ti portano via il tuo modo di vivere. Dopo 13 anni avevo pagato la mia proprietà, mia figlia era andata al college. Ma non era più sano abitare in questa casa. Adesso sono costretta a vivere in affitto”.

Per lei, dice, era diventato impossibile vivere qui.

All’inizio mal di testa, poi bruciori al naso, seguiti da dolori muscolari, irritazioni alla pelle. “In precedenza avevo condotto ricerche sull’impatto di queste estrazioni di gas sulla salute. Così ho iniziato a non restare più a casa e tornare solo per prendermi cura di un terreno di un paio di ettari. Dovevo andarmene. Ma è stato così difficile che ho impiegato anni a deciderlo”.

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Jill Hunkler mostra la stazione l'impianto non lontano da casa sua, dopo il gas naturale viene pressurizzato

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Nel raggio di tre chilometri da qui ci sono 7 pozzi, tra cui a circa 1 chilometro e mezzo la stazione di pressurizzazione di Humpreys. Da qui il gas estratto viene poi trasportato.

La società che gestisce questo e altri impianti nella zona dice di rispettare le normative ambientali dell’Ohio. Diversi studi sono stati condotti sulle ripercussioni sanitarie per la popolazione intorno a Barnesville. Secondo una ricerca dell’Università di Yale, su 66 intervistati nel 2018, il 92% aveva riportato almeno un sintomo tra problemi respiratori, affaticamento e mal di testa.

Eppure in questo villaggio di 4mila abitanti dove il 14% della popolazione vive sotto il livello di povertà, molti hanno beneficiato del boom del “fracking” e dell’estrazione di questo gas. C’è chi ha concesso in leasing i propri terreni alla società di idrocarburi, ottenendo massicce quantità di denaro.

Nessun boom di posti di lavoro però, dice ancora alla RSI Jill Hunkler, che da anni è impegnata da queste parti a favore dell’ambiente: “Solo poche centinaia, molti invece sono andati ad abitare altrove”.

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Uno dei pozzi in Ohio dove si usa il "fracking" (fratturazione idraulica) per l'estrazione del gas di scisto

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Una ricerca dell’Energy Policy Center dell’Università di Cleveland conferma che gli impieghi creati da queste parti sono stati pochi. Anche perché le società portano il loro personale.

Jill ci mostra la stazione di compressione che a suo dire l’ha costretta ad abbandonare la sua casa. Non è un impianto gigantesco. Ma lei è convinta che le esalazioni siano dannose. “La salute è la mia principale ricchezza. Qui non potevo più rimanere. Sono state costretta ad andarmene: non avevo alternative”.

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