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Un “ponte aereo” per Haiti

Lo costruirà l’ONU, verso la vicina Repubblica Dominicana, per consentire “la fluidità degli aiuti umanitari” al paese in crisi - Frena la transizione

  • 14 marzo, 07:40
  • 14 marzo, 11:06
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Agenti di polizia a Port-au-Prince

Di: ATS/RSI INFO 

L’ONU costruirà un “ponte aereo” tra Haiti e la vicina Repubblica Dominicana per consentire “la fluidità degli aiuti umanitari” al paese in crisi. Lo ha annunciato oggi su X la missione delle Nazioni Unite ad Haiti.

Al contempo le Nazioni Unite evacueranno il personale non essenziale da Haiti a causa della violenza delle bande che ha fatto precipitare il Paese caraibico in un rinnovato caos. Lo ha annunciato ieri un portavoce, senza però precisarne il numero.

L’ONU, che attualmente conta circa 1’500 dipendenti nel Paese, tra cui più di 250 dipendenti internazionali, “non lascerà” però del tutto Haiti, si ribadisce nel comunicato, precisando che il personale incaricato delle “attività vitali” continuerà il proprio lavoro.

Frena la transizione

Nel frattempo uno dei partiti haitiani che, in base agli accordi raggiunti al vertice Caricom in Giamaica, avrebbe dovuto designare un membro del Consiglio presidenziale di transizione di Haiti, ha a sorpresa fatto marcia indietro e annunciato che non ne farà parte.

Si tratta della Platfòm Pitit Dessalines, forza fondata dieci anni fa, e considerata vicina al movimento Fanmi Lavalas dell’ex presidente Jean-Bertrand Aristide.

Il suo presidente, Jean Charles Moïse, ha spiegato ieri in conferenza stampa che “è ingiusto che del Consiglio debba fare parte un rappresentante dell’Accordo del 21 dicembre, sostenitore del governo del premier Ariel Henry, causa dei mali haitiani”.

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E non è neppure giusto, ha aggiunto, che “sia stato assegnato un delegato al settore privato nazionale, “perché esso deve essere sottoposto allo Stato, mentre facendo parte del Consiglio presidenziale genererebbe un evidente conflitto di interessi”.

Invece, il leader di Pitit Dessalines ha chiesto di intensificare la mobilitazione in vista dell’insediamento di un Consiglio alternativo di tre membri, composto da: Guy Philippe, Durin Duret Junior e Françoise St Vil Villier.

Va ricordato che Guy Philippe, considerato il promotore dell’inizio della rivolta delle bande armate il 29 gennaio insieme a Jimmy Chérizier, detto Barbacue, aveva anche lui respinto l’idea del Consiglio decisa in Giamaica.

Tornato dagli Usa dopo sei anni trascorsi in carcere per riciclaggio di denaro legato al narcotraffico, questo ex commissario di polizia aveva annunciato a fine gennaio “il grande inizio di una rivoluzione” a Port-au-Prince, e in tutto il Paese.

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  • Reuters
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