Parlando da Puerto Rico, impossibilitato a rientrare ad Haiti da giorni, il primo ministro Ariel Henry ha dato le dimissioni, aggiungendo che il suo governo farà lo stesso all’insediarsi di un consiglio di transizione. La rinuncia di Henry arriva dopo aver perso ogni supporto internazionale.
I leader dei paesi dei Caraibi hanno indetto una riunione di emergenza in Giamaica, a cui ha partecipato anche il segretario di Stato americano Anthony Blinken. Facendo seguito alle dichiarazioni di Henry, hanno specificato che il consiglio di transizione dovrà includere rappresentati di vari settori della società haitiana, escludendo qualsiasi persona intenda presentarsi alle prossime elezioni. Non è ancora chiaro chi sceglierà i rappresentanti e come si instaurerà tale consiglio.
Le dimissioni di Henry sono state chieste a più riprese e da molteplici voci ad Haiti. Proteste popolari si sono susseguite con crescente frequenza, mentre bande armate hanno seminato terrore per guadagnare territorio e forzare le dimissioni.
Fino a 300 bande criminali
Ad Haiti operano molti gruppi criminali, si stima possano essere fino a 300. Ogni spostamento deve tenere in conto del controllo del territorio da parte di uno o l’altro. Ma i maggiori scontri tra bande armate si concentrano nella capitale, dove il loro controllo territoriale supera ormai l’80%. La possibilità dell’arrivo di una coalizione di forze armate straniera, supportata dalle Nazioni Unite, ha inasprito le lotte per conquistare un potere maggiore.
Alleanze tra bande criminali hanno formato due principali gruppi, uno si identifica come G9 sotto il comando di Jimmy “Barbecue” Cherizier, ex poliziotto con un passato costellato di violenza. Si promuove come un rivoluzionario al servizio del popolo ed è considerato oggi l’uomo più potente ad Haiti.
Due bande armate unite
Il secondo si identifica con il nome di Gpep, a differenza del primo non c’è un unico riconoscibile leader. Meno di due settimane fa, Henry si è recato in Kenya, per cercare di sbloccare l’invio dei primi 1’000 poliziotti ad Haiti, a supporto delle forze d’ordine locali. Con il premier fuori dal paese, però, i due gruppi di bande armate hanno raggiunto una tregua, concentrandosi invece nel creare la situazione di caos in cui vive oggi il paese, di fatto impedendo a Henry di rientrare.
Ariel Henry avrebbe dovuto ricoprire la carica di premier solo temporaneamente nel 2021, a seguito dell’omicidio di Jovenel Moise, l’ultimo presidente che ha avuto del paese. Henry, però, ha continuato a rimandare le elezioni, con il risultato che oggi ogni mandato politico sull’isola è scaduto. Il paese non va alle urne dal 2016.
Se le bande armate hanno dichiarato che lo scopo dei recenti attacchi era ottenere le sue dimissioni, meno chiare sono le loro intenzioni riguardo la possibilità di un consiglio di transizione. Di fatto oggi sono loro ad avere maggior potere, mentre esercito e polizia contano troppo poco personale e risorse. Le violenze degli ultimi giorni hanno anche distrutto oltre 40 stazioni di polizia e liberato migliaia di detenuti dalle carceri. Non è chiaro se l’insediamento del consiglio di transizione preveda la presenza di una coalizione armata straniera.
Oltre alla crisi politica bisogna affrontare l’emergenza umanitaria. Metà della popolazione non ha abbastanza cibo, manca acqua e medicine. Con il porto chiuso e gruppi criminali che controllano le strade, la distribuzione rimane bloccata.
Il premier di Haiti si dimetterà
Telegiornale 12.03.2024, 12:30
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Haiti nel caos
Modem 13.03.2024, 08:30
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