Sabato alcune bande armate hanno assalito il sistema penitenziario dell’isola di Haiti, colpendo due carceri e permettendo l’evasione di migliaia di detenuti, anche di alto profilo. Tra le prigioni figura pure il penitenziario nazionale della capitale di Port-au-Prince, il più grande del Paese con quasi 4’000 reclusi. L’assalto del fine settimana è il culmine di una violenza che da oltre due anni dilania la Repubblica, sempre più in balia del terrore perpetuato dalle organizzazioni criminali.
Le immagini da Haiti
Gli agenti di polizia, accorsi da ogni angolo del paese, non sono riusciti a fermare l’attentato. C’è confusione sul numero di detenuti in fuga. Pare che tutti o quasi i 3’700 prigionieri della prigione di Port-au-Prince siano fuggiti. Solo malati e anziani sono rimasti nelle celle. Gran parte dei prigionieri erano stati arrestati per “rapimento, omicidio e altri reati”, riferisce il governo. Secondo il Miami Herald, nel carcere erano imprigionati anche diversi leader delle bande.
Sempre secondo il quotidiano statunitense, i criminali avevano preparato il loro attacco utilizzando dei droni per conoscere i movimenti dei secondini e determinare il momento migliore per attaccare. S’ignora il numero dei fuggitivi anche del secondo penitenziario, quello di Croix-des-Bouquets, a est della capitale. Secondo il New York times tratteneva circa 1’400 persone.
Secondo informazioni ufficiali, diverse persone sono rimaste ferite durante l’assedio e ci sarebbero dei morti, il cui bilancio non è ancora chiaro: si stima intorno alla decina.
Il penitenziario nazionale a Port-au-Prince
In seguito all’aggravarsi della situazione, il governo ha dichiarato domenica in serata lo stato di emergenza per almeno tre giorni. È stato inoltre predisposto un coprifuoco fino a mercoledì, dalle 18.00 alle 5.00 del mattino “per riportare la situazione sotto controllo”. Una scelta necessaria di fronte agli attacchi criminali “alle due più grandi prigioni del Paese”, che “hanno causato la morte e il ferimento di poliziotti e personale carcerario, la fuga di prigionieri pericolosi e la devastazione di queste strutture”.
Intanto dilaga la paura: ANSA riferisce di spari e cadaveri sparsi nelle strade. Si registrano inoltre le prime interruzioni della rete internet, a causa dei danni contro i cavi della fibra ottica. Barricate e sbarramenti con pneumatici in fiamme vengono eretti nei quartieri.
Le immagini che circolano in rete mostrano agitazione e caos. Diversi roghi sono stati appiccati lungo le strade, percorse da folle impaurite o armate, tra chi fugge, chi invita alla calma e chi contesta al governo l’insicurezza imperante.
Un uomo manifesta contro il primo ministro Ariel Henry
La violenza delle bande nello Stato caraibico di Haiti ha subito una nuova escalation dopo che il primo ministro ad interim Ariel Henry si è recato in Kenya per colloqui su un’operazione di polizia internazionale. Dopo mesi di negoziati e un braccio di ferro legale, venerdì i rappresentanti dei due Paesi hanno firmato un accordo in tal senso. Secondo il testo, il governo keniota vuole inviare 1’000 agenti di polizia nel povero Stato caraibico. Durante l’assenza del capo del governo, in alcune zone della capitale di Haiti le bande criminali hanno paralizzato la vita pubblica con la violenza armata, promettendo di spodestare il premier.
Notiziario delle 10:00 del 04.03.2024
Notiziario 04.03.2024, 10:30