Con una operazione militare nel cuore della notte, gli Stati Uniti hanno sfollato tutto il personale dalla loro ambasciata a Port-au-Prince, la capitale di Haiti, e installato un plotone di marines a guardia della struttura, che rimane aperta.
L’operazione, condotta con l’uso di elicotteri, si è conclusa senza incidenti e nessun haitiano era a bordo dei velivoli, recita un comunicato della Difesa, in un apparente tentativo di mettere a tacere speculazioni sulla possibile fuga dalla città di membri del governo.
Gli Stati Uniti, uno dei pochissimi paesi che mantiene ancora un’ambasciata funzionante ad Haiti, avevano già ordinato in luglio l’evacuazione del personale diplomatico superfluo e delle famiglie. Il quartiere dove si trova la rappresentanza diplomatica è sotto il controllo di bande armate che da giorni hanno trasformato la città in un campo di battaglia.
Il premier non riesce a rientrare
Per motivi di sicurezza nazionale, il premier haitiano Ariel Henry si è visto negare l’ingresso nella Repubblica Dominicana, che con Haiti divide l’isola di Hispaniola ed ha un confine terrestre di oltre 300 chilometri, chiuso da tempo.
Henry è dunque atterrato a Puerto Rico (territorio autonomo USA) di ritorno dal Kenya, dove veva cercato di convincere i paesi est-africani a formare una forza di polizia internazionale, sotto l’egida dell’ONU, che possa mantenere l’ordine nel Paese in vista delle elezioni, annunciate per metà del 2025.
Ma una Corte locale ha stabilito che l’impiego di poliziotti kenioti ad Haiti violerebbe la Costituzione.
Haiti è popolata dai discendenti di schiavi africani che si ribellarono ai latifondisti francesi sotto la guida di Toussaint Louverture, il padre della patria, ispirato dalle idee giacobine. Il paese fu il primo d’America, dopo gli USA, a proclamare la propria indipendenza dalla Francia, nel 1804.
Il CARICOM riunito
La situazione haitiana sarà al centro di una riunione straordinaria domani (lunedi) a Kingston, Giamaica, della Comunità caraibica l’organizzazione regionale di libero scambio e cooperazione economica (CARICOM) di cui anche Haiti fa parte. Stai Uniti, Francia, Canada, Brasile e ONU sono stati invitati. Non è chiaro se anche il premier Henry sarà presente.
Le pressioni su di lui sono forti affinché si dimetta o accetti di formare un governo di unità nazionale, ma sembra che nessuno sia disposto a rischiare le proprie truppe o i propri poliziotti per combattere le gang e ristabilire l’ordine.
Port-au-Prince nel caos
Sul terreno la polizia e la guardia presidenziale stanno cercando di riprendere il controllo del quartiere dove hanno sede le istituzioni statali, costantemente bersagliato dagli attacchi delle gang degli ultimi giorni che hanno paralizzato ogni attività economica. Il loro lavoro è complicato da fatto che migliaia di persone hanno cercato rifugio nei palazzi istituzionali dalla violenza armata.