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Un pezzo di Ticino va in cenere a Lima

Negli scontri nella capitale peruviana è bruciata "Casa Marcionelli" - Il palazzo fu costruito nel 1923 da Severino Marcionelli che, partito da Bironico, fece fortuna e divenne console di Svizzera

  • 24 gennaio 2023, 06:56
  • 20 novembre, 12:06
L'incendio che ha distrutto "Casa Marcionelli" visto dall'alto

L'incendio che ha distrutto "Casa Marcionelli", a Lima, visto dall'alto

  • Keystone
Di: Stefano Pianca 

Ormai ospitava solo un piccolo, ma curato albergo-ostello nel cuore di Lima. Da venerdì scorso, neppure più quello. Un incendio, scoppiato durante i violenti scontri di strada che hanno accompagnato le proteste antigovernative nella capitale peruviana, ha completamente distrutto un edificio storico di tre piani che - dalle successive cronache sui media nazionali e locali - risulta avere una storia profondamente legata alla Svizzera e al Ticino.

Su Twitter se n’è rammaricato parecchio anche Paul Garnier, che dall’ottobre 2021 è a capo dell’Ambasciata della Svizzera in Perù: “Lamentamos mucho el incendio de Casa Marcionelli. Esta casa perteneció a Severino Marcionelli (1870-1957), ciudadano suizo del Ticino…" ("Siamo molto dispiaciuti per l'incendio di Casa Marcionelli. Questa casa apparteneva a Severino Marcionelli (1870-1957), un cittadino svizzero...").

La protesta infiamma piazza e palazzo

Ma, prima di raccontare chi era costui, partiamo dal palazzo bruciato nella notte tra il 19 e il 20 gennaio. L'edificio si trova a pochi metri dalla centrale Plaza San Martín, inserita nel Patrimonio mondiale dell’Unesco e dedicata al liberatore del Sudamerica dal dominio spagnolo, il generale José de San Martín (1778 - 1850). "Casona Marcionelli", situata al numero civico 959, all’incrocio tra Jirón Carabaya e Jirón Cornejo, era considerata monumento storico, oltre che uno degli edifici più belli di Lima, quando venne costruita nel 1923. Di recente era stata ristrutturata, con finiture moderne, per essere destinata a "boutique hotel", con stanze singole, un ostello e spazi usati anche come galleria d’arte, ma l’ossatura della costruzione, all’interno, era rimasta quella dell’epoca, ovvero in legno.

L'edificio, che presentava gli interni in legno, è andato completamente distrutto

L'edificio, che presentava gli interni in legno, è andato completamente distrutto

  • Keystone

Così le fiamme hanno rapidamente divorato l’intera costruzione, svuotandola e lasciando alla fine in piedi solo le facciate e i muri perimetrali e maestri. Sulle cause del rogo, risposte certe ancora non ve ne sono, ma l’accaduto appare strettamente connesso alla "Marcha de los 4 suyos" o "Presa di Lima", che ha fatto confluire dai quattro angoli del Perù la protesta contro la presidente Dina Boluarte e a favore del deposto predecessore Pedro Castillo. I sostenitori del dissenso attribuiscono l’incendio ai proiettili lacrimogeni sparati dalla polizia, mentre il ministro dell’Interno peruviano, Vicente Romero, ha definito l’ipotesi "totalmente falsa" e ha puntato invece il dito contro i manifestanti che avrebbero lanciato delle "bombardas", bombe carta contenenti polvere da sparo. Da qui l’incendio che ha distrutto l’albergo-ostello dove, tra l’altro, avevano preso alloggio una dozzina di partecipanti alla manifestazione.

Il rogo visto da lontano, con Plaza San Martín in primo piano

Il rogo visto da lontano, con Plaza San Martín in primo piano

  • Keystone

L'inizio con il tunnel più alto del mondo

Se ne parliamo è perché, come ricorda il post dell’ambasciatore svizzero a Lima, la storia di questo edificio s’intreccia con quella di Severino Marcionelli. Di lui riferisce anche la piattaforma OltreconfiniTI, presente sul sito del Canton Ticino e dedicata alla diaspora ticinese nel mondo. Un’emigrazione fortunata, in questo caso, visto che il bironichese "fu - si legge nella scheda biografica - uno dei cittadini svizzeri più influenti e importanti nella storia del Perù", dove morì nel 1957.

La sua è stata un’esistenza di successo e avventura partita da Bironico, dove nacque nel 1869 (o 1870, secondo le fonti peruviane). A cominciare dagli inizi, quando a soli vent’anni arrivò nel paese sudamericano dove partecipò ai lavori di costruzione di un tunnel ferroviario a Ticlio, un passo di montagna sulle Ande. Coi suoi 1'200 metri di lunghezza, ma soprattutto i 4'780 metri sul livello del mare, il "Tunel Galera" sarebbe, scrivono i media del posto, "el mas alto del mundo". In realtà alto è alto, ma è stato scalzato, nel 2006, dai 4'905 metri del tunnel Fenghuoshan sulla linea ferrata Goldmud-Lhasa, tra Cina e Tibet.

Una fortuna costruita con le miniere

Ma è diversi anni dopo quell’inizio avventuroso, a quote meno elevate, che il ticinese fece fortuna, quale uomo d’affari nel settore minerario e in quello agricolo. In aggiunta a quanto si legge sulla piattaforma ticinese, che riferisce principalmente del suo ruolo attivo come filantropo, i media peruviani, in questi giorni, ricordano la sua storia imprenditoriale di successo. Soprattutto in campo minerario. Assieme ad altri soci Severino Marcionelli fu tra gli azionisti della "Societad Minera Puquio-cocha", con la miniera di San Indefonso e la miniera di carbone di Chuicho. Ma, soprattutto, in Perù lo ricordano come fondatore della miniera di Morococha, terra ricca di giacimenti di rame e argento, dove si occupò anche dell’organizzazione dell’annessa città mineraria.

La "città" di  Morococha in uno scatto del 2010

La "città" di Morococha in uno scatto del 2010

  • Reuters

Guidato da un evidente pallino per gli affari, il ticinese di Bironico si avventurò anche in campo agricolo, diventando proprietario di un allevamento di bestiame a Uchupata de Huari (località che si trova circa 300 km a nord di Lima). Infine, si mise alla prova nel settore immobiliare, come presidente della compagnia urbanistica Jesús María e come investitore nella costruzione, nel 1924, dell’Hotel Bolivar a Lima.

Siamo ormai agli anni in cui fu edificato il palazzo bruciato nei giorni scorsi a Lima. Il progetto prese forma quando acquistò, assieme a un socio del tempo delle miniere, un pezzo di terra nell’ex calle del Pacae, nel centro di Lima, per costruirvi una graziosa residenza di tre piani che fu completata nel 1923. L’edificio divenne sede del consolato generale di Svizzera e delle imprese agricole e minerarie di Marcionelli sino alla fine degli anni ’40.

La sede odierna dell'Ambasciata svizzera a Lima

La sede odierna dell'Ambasciata svizzera a Lima

  • Dipartimento federale degli affari esteri

Console onorario e filantropo

In Perù, e qui torniamo alle informazioni su OltreconfiniTI, "il ticinese è soprattutto ricordato per il suo ruolo di console onorario della Confederazione". Ma, probabilmente, ancora di più per le sue opere filantropiche a favore, fra l’altro, della realizzazione di scuole e di una chiesa. In particolare, i media peruviani citano una sua cospicua donazione di "100'000 soles" per la costruzione, quando era membro della Societad de Beneficencia de Lima, dell’ospedale Arzobispo Loayza, ospedale pediatrico con cui volle ricordare la prematura morte di un figlio.

Il nome di Severino Marcionelli compare ancora oggi sulla home page della Pro Ticino Perù, come sostenitore principale della nascita, il 23 dicembre 1929, della sezione autonoma peruviana dell’associazione, di cui fu membro onorario, fino ad allora legata alla sede di Buenos Aires.

Dalle Ande alle Alpi, l'asilo a Bironico

Più di una traccia del benefattore dei due mondi rimane anche nella Bironico che lasciò da ragazzo. Nell’ex comune, oggi frazione di Monteceneri, è infatti attiva dal lontano 1924 la Fondazione Severino Marcionelli che edificò la scuola dell’infanzia (ma allora lo chiamavano asilo) su un terreno ricevuto gratuitamente dalla Parrocchia. Lo scopo originario prevedeva di "gestire un’opera di utilità materiale, morale ed educativa, di aiutare e sostenere iniziative che perseguano lo stesso scopo a favore della gioventù e della popolazione del Comune e della Parrocchia di Bironico".

Veduta di Bironico, ora quartiere di Monteceneri

Veduta di Bironico, ora quartiere di Monteceneri

  • Tipress

L’asilo fu gestito dalla stessa Fondazione fino al 1963, quando una convenzione stabilì il passaggio dei costi di gestione al Comune. L’accordo è stato rinnovato, e rivisto, più volte nel corso dei decenni, fino all’ultima volta, nel 2013, quando un nuovo contratto ha ribadito che la Fondazione rimane proprietaria dell’immobile, mentre l’infrastruttura è a disposizione del Comune di Monteceneri "per insediarvi una delle sue sezioni della Scuola dell’Infanzia". Dalle Ande alle Alpi, e al netto delle miniere, è una piccola storia da libro cuore.

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