È un capitolo di storia che in Messico si è voluto cancellare per oltre un secolo. Un massacro dimenticato, dove persero la vita 303 cinesi nella città di Torreon, nel nord del paese. Centodieci anni dopo, il presidente Andrés Manuel Lopez Obrador vi è tornato per presentare le scuse ufficiali alla comunità cinese, attirando l'attenzione su un passato che nello suo stesso paese pochi conoscono.
Alla fine del 19mo secolo, in tutta l'America del Nord si svilupparono movimenti anti-cinesi. Nel 1882 gli Stati Uniti adottarono la legge di esclusione cinese (Chinese Exclusion Act), che ne bloccò l’immigrazione per dieci anni, oltre a impedire ai cinesi sul territorio di acquisire la cittadinanza. Molti cercarono una nuova vita in Messico. Qui però razzismo e xenofobia stavano guadagnando terreno soprattutto tra fazioni di ribelli durante al Rivoluzione messicana (1910-1920).
Juan Lee Cuan e Maria Ignacia Chairez nel giorno del loro matrimonio nel 1915
I cinesi venivano descritti in documenti ufficiali come criminali, trafficanti di oppio, portatori di malattie. La frugalità delle loro abitudini e il graduale arricchimento veniva visto come competenza sleale rispetto ai lavoratori messicani, che i rivoluzionari si pregavano di difendere. Una retorica straordinariamente simile a quella attuale dei movimenti antimmigrazione.
La città di Torreon cadde nelle mani dei rivoluzionari il 15 maggio 1911. I ribelli presero come bersaglio la comunità cinese, che qui era la più ricca del paese. Con il massacro ne approfittarono per appropriarsi dei loro beni.
Oltre un secolo dopo, il presidente Lopez Obrador e l'ambasciatore cinese Zhu Qing Xiao, nei giorni scorsi si sono ritrovati fianco a fianco per dare inizio a una cerimonia che non guarda solo al passato. Si parla della crisi del Covid-19 e dell'aiuto della Cina nel fornire materiale protettivo e vaccini. Nel frattempo il Messico è diventato il primo paese per investimenti cinesi in America Latina. È anche un segnale agli Stati Uniti. In un momento in cui le relazioni con Pechino rimangono molto difficili, l'influenza cinese nella regione cresce.
Antonio Lee Chairez oggi
In prima fila alla cerimonia c’era Antonio Lee Chairez. Suo padre Juan Lee Cuan era sopravvissuto al massacro di Torreon, grazie all'aiuto di un amico messicano. "Lo fece spostare da una casa all’altra spiega Lee Chairez - grazie a questo mio padre riuscì a salvarsi". Quattro anni dopo il padre sposò Maria Ignacia Chairez, la figlia dell'uomo che l'aveva salvato. Antonio, oggi novantenne, è il settimo figlio della coppia. È grato che sia arrivato il momento delle scuse ufficiali: "è una cosa buona che tutto il Messico ne sia a conoscenza".