È passato un anno da quando il primo caso di coronavirus fu segnalato alle autorità sanitarie mondiali. Qualche settimana dopo, tutto il mondo ha assistito al lockdown - il primo di quella che sarebbe diventata una serie a livello globale - di Wuhan, epicentro della pandemia. Una città fantasma che, secondo Pechino, oggi è tornata alla normalità. Non tutti però condividono la versione ufficiale, e per questo non hanno vita facile in Cina.
"Sono molto arrabbiato, tutta la mia famiglia lo è", afferma Zhang Hai. Suo padre è morto di Covid dopo che lo scorso gennaio è andato a Wuhan per un intervento chirurgico di routine. Nessuno sapeva che il virus si stava diffondendo ed è stato contagiato. Zhang Hai, in una lettera inviata al presidente cinese Xi Jinping, oggi chiede giustizia.
"Solo più tardi mi sono accorto che questa pandemia poteva essere evitata e la responsabilità è delle autorità di Wuhan che hanno nascosto la verità e mentito. Al prezzo di molte vite", racconta in un reportage condotto da SRF. Zhang Hai vuole trascinare in tribunale il Governo locale, ma la sua denuncia è stata respinta. La sua voce cozza contro la versione ufficiale, dove non c'è traccia di fallimenti e al contrario si sottolinea la rinascita della città.