Le condizioni dei due turisti cinesi ricoverati presso l'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma si sono aggravate nelle ultime ore. "Hanno avuto un aggravamento delle condizioni cliniche a causa di una insufficienza respiratoria, come segnalato nei casi fino ad ora riportati in letteratura. Pertanto è stato necessario un supporto respiratorio in terapia intensiva", ha dichiarato la direzione sanitaria dello Spallanzani.
La coppia di turisti cinesi, che alloggiava all'hotel Palatino di Roma, è risultata positiva ai test giovedì sera. Era arrivata a Milano poi era partita per Verona, Parma ed è infine arrivata a Roma dove è stata ricoverata allo Spallanzani, qui, peraltro, sono ricoverate altre 11 persone, per essere sottoposte ai test di controllo. Intanto, sono in corso accertamenti su chi è entrato in stretto contatto con la coppia ammalata.
Gli ultimi dati sulla diffusione del coronavirus di origine cinese parlano di 462 morti e di 21'000 contagiati (soprattutto in Cina, anche se ci sono casi in diversi altri Paesi e 24 malati in Europa).
Intanto Londra, Parigi e Berlino hanno suggerito ai connazionali presenti in Cina di lasciare il Paese, a causa dell'epidemia di coronavirus. "I consolati generali a Wuhan e Chongqing sono chiusi, se vi trovate in Cina e siete in grado di partire, dovreste farlo", si legge in una nota del Foreign Office, in cui si aggiunge che "le persone più anziane e quelle con problemi clinici preesistenti rischiano maggiormente" di contrarre il virus. "Alcune compagnie aeree sono ancora operative, ma nelle prossime settimane potrebbe essere più difficile partire".
Nel frattempo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha affermato martedì che l'epidemia di polmonite virale da coronavirus determinatasi in Cina "non costituisce ancora una pandemia", termine che si riferisce ad una situazione di propagazione mondiale di una malattia, ha dichiarato alla stampa Sylvie Briand, direttrice del dipartimento Preparazione mondiale ai rischi infettivi dell'OMS. "Non siamo in una situazione di pandemia; al contrario - ha rilevato Briand - siamo in una fase in cui si ha una epidemia con focolai multipli".
La malattia ha infatti ucciso più di 425 persone e gli infetti sono oltre 20'000 in Cina, nella quasi totalità sono persone localizzate nella provincia dello Hubei, epicentro dell'epidemia. La malattia si è diffusa in 24 paesi dalla sua prima comparsa lo scorso dicembre. Briand sottolinea che mentre c'è una rapida diffusione della trasmissione nello Hubei, i casi fuori dalla provincia hanno sporadici gruppi di trasmissione.