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Von der Leyen cerca il bis

Comincia, non senza incognite viste le ultime elezioni europee, la partita per le nomine ai vertici dell’UE

  • 16 giugno, 22:12
  • 16 giugno, 22:12
L'Italia di Giorgia Meloni potrebbe avere un peso nelle manovre per le nomine

L'Italia di Giorgia Meloni potrebbe avere un peso nelle manovre per le nomine

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Di: Ansa/sdr

Ursula von der Leyen resta in pole position per il bis alla guida della Commissione europea, ma la partita può riservare ancora delle sorprese. Soprattutto se si allargherà, come prevedibile, agli incarichi più importanti in seno al prossimo esecutivo europeo.

A poche ore dalla cena informale dei capi di Stato e di governo dei 27 chiamati a confrontarsi sul pacchetto di nomine, gli addetti ai lavori tracciano uno scenario caratterizzato da luci e ombre. Da un lato il sostegno più o meno esplicito di molti al bis di von der Leyen e alle candidature dell’ex premier socialista portoghese Antonio Costa per la carica di presidente del Consiglio Europeo e della premier estone Kaja Kallas come Alto rappresentante UE. Dall’altro le richieste che Giorgia Meloni intende avanzare per far contare di più l’Italia a Bruxelles. E poi quelle che metteranno sul tavolo i paesi dell’Est, in primis la Polonia, per vedere riconosciuto il loro ruolo. Il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz puntano a chiudere la partita il prima possibile e si sono detti fiduciosi sulla possibilità che ciò avvenga. Ma al momento non si può escludere che qualcuno metta loro i bastoni tra le ruote e che l’intesa sull’operazione non riesca a essere conclusa prima del 30 giugno, cioè quando si svolgeranno le elezioni in Francia.

La partita delle altre caselle UE

I rumors della vigilia danno quasi per scontata la rielezione di von der Leyen ed anche quella di Roberta Metsola, anche lei popolare, alla testa dell’Europarlamento per un altro mandato di due anni e mezzo. Mentre quando si parla di Costa e Kallas le certezze diminuiscono e si ha l’impressione che alcuni dei protagonisti della scena europea abbiano finora tenuto le carte coperte per potersele giocare al momento opportuno. Di sicuro il focus al momento è sul prossimo presidente della Commissione e la distribuzione degli incarichi all’interno del futuro esecutivo europeo. Prima di tutto occorrerà infatti blindare la cosiddetta maggioranza Ursula all’interno dell’europarlamento, poiché se è vero che popolari, socialisti e liberali possono contare su 406 seggi contro i 361 necessari a dare luce verde alla nomina, è anche vero che il fenomeno dei franchi tiratori fa apparire esiguo questo margine di sicurezza. E quindi si punta ad allargare la coalizione per contare almeno su una parte dei 52 eurodeputati eletti nei gruppi dei Verdi. Ma forse anche sull’appoggio esterno della delegazione di Fratelli d’Italia che potrebbe arrivare in maniera più o meno esplicita se sarà accolta la richiesta di avere una vicepresidenza di peso all’interno della Commissione. A chiedere portafogli pure di peso non sarà però solo l’Italia. Già si sa che la Francia punta a un incarico importante sul fronte dell’economia o della politica industriale. La Spagna vuole piazzare l’attuale vicepremier Teresa Ribera al clima o alla transizione energetica. La Lettonia ha deciso di confermare Valdis Dombrovskis, attualmente vicepresidente della Commissione a cui fanno capo gli affari economici e il commercio, che difficilmente potrà avere un portafoglio meno importante. E via così anche per altri.

Ad aprire la giornata domani sarà comunque alle 14 il pre-vertice del Ppe a cui dovrebbero partecipare i 13 leader popolari attualmente al governo in altrettanti paesi. Una riunione da cui potrebbero scaturire prime importanti indicazioni sulle prospettive delle trattative sulle nomine condotte dal premier polacco Donald Tusk - già presidente del Consiglio Europeo - e dal collega greco Kyriakos Mitsotakis.

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