La lince eurasiatica è una specie autoctona che in passato colonizzava ampiamente l’Europa. Il suo areale di distribuzione era ininterrotto, tanto vasto da abbracciare due continenti: l’Europa e l’Asia. Le Alpi rappresentavano un habitat di elezione per il nostro più grande felino. Era presente su tutto l’arco alpino. Le ampie vallate coperte da boschi permettevano a quest’animale di esprimere al meglio le sue particolarità. La presenza di una vegetazione arborea continua, infatti, gioca un ruolo fondamentale per l’elusività di questa specie. La lince, che predilige l’attività notturna, anche grazie al suo manto irregolarmente maculato, “scompare” alla nostra vista e a quella delle sue prede, fondendosi fra le foglioline e le tinte beige del sottobosco.
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A volte la maculatura della lince risulta sfumata
Al contrario del lupo, che può inseguire la sua preda a lungo, questo puro carnivoro preferisce stare fermo e cacciare le proprie prede all’agguato, approfittando di un nascondiglio offerto da una ceppaia o dall’ingarbugliarsi dei rami. Come il lupo, è territoriale, ma a differenza del canide, la lince è un animale solitario. Tutto l’anno evita la compagnia dei suoi simili e difende il proprio territorio specialmente dagli individui dello stesso sesso. Per un breve periodo, quello degli amori, alla fine dell’inverno, tollera la presenza di un partner, poi però solo la femmina accudisce la prole.
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La coda della lince: tipicamente corta, tronca a forma di manicotto
Negli ultimi secoli dello scorso millennio la sua presenza cominciò a frammentarsi, scomparendo dapprima dalle pianure del nord e del sud del continente oramai fortemente influenzate dall’attività agricola che radeva i boschi, l’ambiente vitale della lince. Il minimo storico per le popolazioni di lince si raggiunse fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, con l’estinzione, tra l’altro, di tutte le popolazioni dell’Europa occidentale.
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La lince predilige il bosco. Qui l'animale si fonde nell'ambiente circostante
Dopo aver determinato la scomparsa del felino sul nostro territorio, direttamente, con un’acerrima persecuzione, eliminando gli animali con trappole, veleni e fucili e indirettamente, disboscando e frammentando il suo habitat, l’uomo agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso diede l’aiutino fondamentale per far ripartire la specie, rilasciando alcuni esemplari. E in questo caso la Svizzera giocò un ruolo fondamentale.
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50 anni di lince
Il giardino di Albert 25.01.2025, 18:00
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La Svizzera ha colto pienamente la grande responsabilità nella conservazione della lince a livello continentale e per questa ragione si è dotata di una “Strategia Lince Svizzera” che delinea i principi per la protezione a lungo termine, la diffusione e la convivenza della lince con le attività dell’essere umano. In pratica, l’animale è strettamente protetto, la caccia è vietata su tutto il territorio nazionale. Solo in casi eccezionali è possibile abbattere esemplari ben identificati che provocano sistematicamente danni ad animali da reddito o che impoveriscono in maniera drastica la popolazione di ungulati selvatici di una determinata regione.
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La maculatura della lince permette di identificare l'individuo
Per assicurare l’applicazione sul campo del documento strategico e soprattutto per poter monitorare individualmente le linci è necessario reperirle e riconoscerle. E la cosa non è facile, visto che siamo al cospetto del predatore più elusivo che popola il nostro territorio. Per fortuna possiamo contare su di metodo di investigazione faunistica che oggi è largamente diffuso: l’impiego di fototrappole. Le trappole fotografiche, se piazzate in luoghi strategici, dove gli animali sono obbligati a transitare, forniscono una quantità di dati utili che permettono di ricostruire le abitudini di vita, lo stato di salute e di estrapolare la densità di popolazione del felino. E non solo! Le linci presentano combinazioni di macchie sul pelame che sono come le impronte digitali per l’uomo: identificano con sicurezza un unico individuo. A partire dai sei mesi di vita, ogni lince possiede una combinazione di macchie propria, stabile e indelebile, anche se si dovesse radere il pelo. Tutto ciò permette alle ricercatrici e ai ricercatori di poter studiare le linci con estrema precisione, pur vedendole pochissimo in maniera diretta. “Il giardino di Albert” nell’oramai lontano 2006 aveva seguito una coppia di biologi che studiava le linci nelle alpi bernesi, applicando la tecnica del “fototrappolaggio” che allora era ai suoi inizi.
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Un amore di lince
Etabeta - di Davide Conconi e Marco Tagliabue 16.04.2006, 12:30
Paolo e Anja Molinari-Jobin continuano a occuparsi di linci e i loro lavori hanno contribuito grandemente a far conoscere meglio l’animale e la sua distribuzione in Svizzera e nei paesi limitrofi. L’ente preposto oggi al monitoraggio sul territorio nazionale delle linci, e in genere dei grandi predatori, è il KORA, una fondazione che si occupa dell’ecologia dei carnivori e della gestione della fauna selvatica. Dalle sue carte di ripartizione si evince che la lince è in espansione in Svizzera.
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Nel Paese vivono attualmente circa 300 linci. La colonizzazione di nuovi territori avviene per via naturale e grazie a reintroduzioni mirate che coinvolgono lo spostamento di animali selvatici catturati in regioni sovraffollate. Oggi le due sottopopolazioni di lince delle Alpi e del Giura oramai si toccano e scambi genetici sono stati evidenziati. Tuttavia, proprio scorrendo le pagine internet del Kora, scopriamo che nonostante il momento demografico della lince ci appaia positivo, rimane latente il pericolo di consanguineità della popolazione svizzera, ancora isolata da quelle del resto d’Europa, pure isolate fra loro. Insomma, una situazione che lascia ben sperare per la specie, ma che va monitorata attentamente. Lo studio della genetica e delle sue implicazioni sulla salute dell’animale sarà fondamentale per valutare le misure da applicare per contrastare i fenomeni di consanguineità che minano la storia di successo della reintroduzione della lince in Svizzera.
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La lince si camuffa bene anche nel bosco innevato
E in Ticino? La lince, come ha confermato ai microfoni de “il giardino di Albert” il biologo e collaboratore scientifico dell’Ufficio cantonale Caccia e pesca Gabriele Cozzi, è presente anche al sud delle Alpi in Valle Maggia, nella media e bassa Leventina e in Valle di Blenio. È difficile quantificarne esattamente gli effettivi, inoltre, a volte, lo stesso individuo attraversa lo spartiacque fra più valli. Probabilmente non dobbiamo aspettarci un’espansione formidabile della lince a Sud delle Alpi, infatti Marzio Barelli, nel suo libro “I grandi carnivori del Ticino”, pubblicato da Edizioni Jam, ci trasmette “le poche notizie sicure sul felino nel nostro territorio”. Nell’opera riccamente documentata, leggiamo che da fine ‘400 a fine ‘700 sono stati pochissimi gli animali catturati o uccisi e presentati alle autorità. Segno, forse, di un territorio alla base poco adatto per questo magnifico felino.
Ai margini della foresta, Lorane e la lince
RSI Info 24.03.2024, 18:10