Con l’arrivo del primo freddo, il riccio si ritira nel suo letargo invernale. Anche se, negli ultimi tempi, non può certo dormire sonni tranquilli. Almeno non alla luce degli ultimi studi sul suo conto, che vedono un’importante diminuzione della sua popolazione a livello europeo. E la Svizzera, purtroppo, non è da meno.
A Zurigo, uno studio ha evidenziato una diminuzione del 40% del numero di ricci negli ultimi 25 anni. Una tendenza negativa che di recente ha spinto l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) a classificare la specie per la prima volta a livello mondiale come “potenzialmente in pericolo” nella sua Lista rossa delle specie a rischio. In Svizzera, il riccio è già considerato come potenzialmente minacciato di estinzione.
“Purtroppo sono numerose le minacce che incombono su questi piccoli mammiferi, prima tra tutte la scomparsa o il degrado del loro habitat naturale” - ci spiega la biologa ticinese Nicole Santi. “È una specie che può adattarsi bene anche al contesto urbano, a condizione però che vi sia una buona disponibilità di prede, di rifugi e soprattutto una buona interconnessione tra i vari ambienti. Tanti ricci sono vittime del traffico stradale e moltissimi vengono feriti o uccisi da tosaerba e decespugliatori”.
Nicole Santi intervistata da Christian Bernasconi
Giardino di Albert 30.11.2024, 17:00
In Ticino, dove il riccio è protetto secondo la Legge cantonale sulla protezione della natura, a oggi non esistono studi dettagliati sulla sua distribuzione. È per completare le conoscenze attuali e poter pianificare al meglio misure di protezione della specie, che nella primavera di quest’anno è stata lanciata la campagna “Riccio, dove sei?”. Il principio è semplice: chiunque, attraverso una piattaforma online appositamente creata, può segnalare l’avvistamento di un riccio, vivo o morto, e contribuire così attivamente a costruire una fotografia più chiara sullo stato della popolazione di riccio europeo a Sud delle Alpi.
Lo stato delle segnalazioni del progetto "Riccio, dove sei?" a novembre 2024.
- Il link alla campagna di scienza partecipativa “Riccio, dove sei?”
https://progettoriccio.ch/
La campagna, promossa da Pro Natura Ticino e dall’Associazione amici del riccio, ha raccolto nei primi sette mesi oltre 400 segnalazioni. “Molte di queste provengono da zone urbane e peri-urbane, osservando la cartina infatti vediamo subito che nel Mendrisiotto, nel Luganese, nel Locarnese, nella bassa Vallemaggia e nel Bellinzonese ci sono molti dati”, ci spiega Nicole Santi, che del progetto è coordinatrice, e che precisa: “Ci sono ancora molte zone scoperte, in particolare nelle valli (ad esempio Valle Leventina, alta Valle Maggia, Valle Onsernone, Centovalli, Riviera ma anche Malcantone e Gambarogno). L’obiettivo per l’anno prossimo sarà proprio quello di concentrare la campagna nelle aree ancora scoperte”.
Un riccio ferito soccorso dall'Associazione Amici del Riccio
Il progetto proseguirà fino alla primavera del 2026, dopodiché si potranno immaginare dei progetti di tutela e di sensibilizzazione basati su dati concreti. Nel frattempo, ognuno può fare la propria parte con piccoli accorgimenti nel quotidiano. Ad esempio, evitando i tagli con il decespugliatore sotto le siepi, lasciando sempre delle isole di erba alta nei giardini privati per favorire la presenza di insetti e quindi prede per i ricci e garantendo un passaggio di 10-15 cm sotto le recinzioni; quest’ultimo, un aspetto sottovalutato da molti, come ci spiega ancora Nicole Santi: “Nonostante siano animali di piccole dimensioni, i ricci sono dei grandi viaggiatori”, afferma la biologa. “Ogni notte un riccio può percorrere fino a 1.5 km alla ricerca di cibo, durante il periodo degli accoppiamenti i maschi possono percorrere addirittura 5 km alla ricerca di una femmina! Questo gran girovagare li rende tuttavia più vulnerabili al traffico stradale: uno studio realizzato sempre a Zurigo ha documentato come in ambiente urbano le femmine attraversano mediamente sei strade a notte, i maschi addirittura dodici”.
Le isole di erba alta favoriscono la presenza di insetti e quindi di ricci.
Insomma, la tutela della biodiversità passa anche dai piccoli gesti, ed è un lavoro che non si ferma mai. Nemmeno ora che il riccio sta entrando in letargo: “I nidi diurni vengono cambiati frequentemente e sono meno elaborati, mentre i nidi dove verrà trascorso il letargo richiedono molta più cura: per renderli più accoglienti e resistenti alle intemperie, questi rifugi vengono riempiti con materiale morbido e caldo”, dichiara Nicole Santi, che conclude con un invito: “un modo per favorire i ricci è offrire loro questo tipo di struttura, ad esempio costruendo un bel mucchio di ramaglie.”
Christian Bernasconi costruisce un rifugio per ricci
Giardino di Albert 30.11.2024, 17:00
Ho trovato un riccio ferito, che fare?
Valuta la situazione: Ha davvero bisogno di aiuto? Solamente ricci feriti, attivi durante il giorno oppure con un peso inferiore a 600 gr in autunno vanno soccorsi.
Non toccarlo troppo: Riduci al minimo la manipolazione per evitare di stressarlo. Utilizza sempre dei guanti da giardiniere.
Contatta un esperto: Rivolgiti a un centro specializzato nel recupero e nella cura di animali selvatici, come l’Associazione Amici del Riccio (091 753 29 22). Se possibile, pesa l’animale per fornire il maggior numero di indicazioni utili.
Crea un rifugio temporaneo: Se devi aspettare aiuto, metti il riccio in una scatola di cartone con buchi per la ventilazione e lascialo in un posto tranquillo e sicuro. Fodera il fondo con asciugamani o carta per mantenerlo comodo e caldo. Non mettere mai foglie, segatura o altro materiale!
Ricorda: Non dare assolutamente mai latte di mucca, è velenoso per i ricci!
Salvati dall'estinzione 4, eps. 1
Il giardino di Albert 30.11.2024, 17:00