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"A Lesbo si rischia la catastrofe"

Sono oltre 20'000 i migranti accampati nell’hotspot di Moria. Medici Senza Frontiere lancia l’allarme: "Condizioni inumane, non ci si può proteggere dal coronavirus, bisogna evacuare il campo”

  • 2 aprile 2020, 08:10
  • 22 novembre, 19:38
03:06

"Il Covid-19 nel campo profughi di Lesbo? Sarebbe una catastrofe"

RSI Info 02.04.2020, 07:30

Di: Ludovico Camposampiero 

Una delle emergenze alla quale fino a poco fa l’Europa doveva dare una risposta era quella legata ai 40'000 migranti bloccati sulle isole greche. Ora, con la pandemia di Covid-19, il focus è cambiato ma la situazione negli hotspot resta precaria. Nella sola isola di Lesbo, nel campo di Moira, sono circa 20'000 gli accampati, in una struttura concepita per accoglierne poche migliaia.

“Se qui il virus si diffondesse sarebbe una catastrofe”, spiega senza mezzi termini Peter Casaer, collaboratore di Medici Senza Frontiere (MSF), una delle principali organizzazioni attive sull’isola:

“Nel campo di Moria, dove mi trovo attualmente, la malattia non si è ancora diffusa, ma a Lesbo ci sono dei casi confermati tra la popolazione locale. MSF ha una struttura che offre cure mediche e sensibilizza i migranti sui comportamenti da adottare. Le raccomandazioni sono le stesse che valgono per tutto il mondo: lavarsi le mani frequentemente, auto isolarsi se si sviluppano i sintomi della malattia, evitare gli assembramenti, ma come è possibile fare questo in un posto dove c’è un rubinetto ogni mille persone e un bagno ogni 200 persone? Le persone ci rispondono che impossibile rispettare le regole, che non ci si può auto isolare quando si vive in 5 o 6 o 7 in una tenda di 2-3 metri quadrati o in più famiglie in tende poco più grandi, ma gli uni sopra gli altri. Nei fatti questi campi sono assembramenti che sarebbero vietati ovunque altrove in Europa. Come fermare un virus qui dentro? Non c’è modo, è impossibile. Un altro rischio legato al Covid-19, è che la popolazione del campo è molto indebolita, e ci sono degli anziani con malattie croniche, persone che non hanno modo, fisicamente, di proteggersi contro il virus. Mancano inoltre misure concrete prese sia dalle autorità europee, sia da quelle greche, che sono responsabili della presa a carico di queste persone”.

Come fare, dunque, per tutelare chi vive nel campo?

"Quello che chiediamo da anni e ora a maggior ragione è di evacuare il campo e soprattutto di fare uscire i più vulnerabili. Qui, le persone sono bloccate, non hanno i mezzi per proteggersi contro un virus che è già arrivato sull'isola”

Se il virus di diffondesse a Moria quali sarebbero le conseguenze e quale dovrebbe essere la risposta?

“Sarebbe una catastrofe, è chiaro. Per quanto concerne la risposta, questa deve essere data innanzitutto dalle autorità greche. Noi di Medici Senza Frontiere diciamo loro che siamo qui anche per sostenerle, ma è necessario che le autorità definiscano un piano, una strategia; ma per farlo serve la volontà politica. Non posso dire con certezza che il virus arriverà nel campo, e spero di cuore che ciò non accada, ma se sono un po’ realista, allora sì, credo che arriverà”.

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