La Fondazione Ticino Cuore ha sulle sue spalle una lunga esperienza. Costituita nel 2005 la si può definire un’eccellenza non solo a livello svizzero, ma anche a livello internazionale. In Ticino vengono censiti ogni anno tra i 250 e i 300 arresti cardiaci improvvisi. Più l’intervento è tempestivo, più il paziente sopravvive e non ha ripercussioni sulla sua salute.
La fondazione è riuscita a costruire una rete capillare di persone pronte ed entrare in azione appena viene segnalato un caso. Tutto questo avviene attraverso un’applicazione (sviluppata in Ticino) che i volontari adeguatamente formati possono scaricare. In totale, compresi i cosiddetti enti di primo intervento, sono 4'500 le persone disseminate in tutta la Svizzera italiana
La Fondazione, in tempo di coronavirus, si è dovuta riorganizzare per tutelare i suoi volontari. La scelta principale, come ci ha spiegato il suo direttore Claudio Benvenuti, è stata quella di disattivare gli allarmi per i “First Responder” (i volontari che non fanno parte degli enti di primo intervento). "Una decisione necessaria - ha sottolineato - per tutelare tutti". Infatti, non potendo essere dotati di idonee protezioni, come mascherine, occhiali, grembiuli, sarebbe troppo rischioso metterli a contatto con pazienti in arresto cardiaco, magari anche COVID-19 positivi. Sono quindi ora circa 100 le persone autorizzate ad intervenire.
Ma Benvenuti rassicura affermando che polizia - sia cantonale sia comunale - guardie di confine, pompieri sono invece attrezzati e in grado di intervenire. "Inoltre, in tempi normali, nel 90% dei casi sono proprio questi enti a dare una prima risposta".
Altro aspetto positivo di questi giorni è la creazione di un reparto COVID-19 al Cardiocentro: "E’ una buona notizia", afferma Benvenuti, "anche perché il fatto di essere positivo al virus ed aver avuto un episodio cardiaco acuto non possono essere disgiunti questi elementi".