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Cuba tra passato e futuro

La visita di Barack Obama coinciderà con un nuovo inizio? L'altra faccia dell'isola con i corrispondenti RSI

  • 21 marzo 2016, 12:50
  • 7 giugno 2023, 18:35
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Le attese dei giovani cubani - di Andrea Vosti

RSI Info 21.03.2016, 12:12

I corrispondenti della RSI, Emiliano Bos e Andrea Vosti, sono a Cuba dove ha luogo la storica visita del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Vosti (vd video) ha interpellato alcuni giovani cubani. Bos è stato testimone dell'arresto delle "Damas de Blanco". I due volti di Cuba.

Dovrebbe essere la primavera dei rapporti tra Cuba e USA. Invece è iniziata con un acquazzone. Secchiate d’acqua quasi tropicali sugli ombrelli della First Family. Un acciottolato scivoloso nelle stradine dell’Habana Vieja, dove Obama ha iniziato la sua visita. Quasi come un turista. “Ci sarà da divertirsi a Cuba” si era lasciato sfuggire in un’intervista prima della partenza. “Non vedo nulla di divertente in una dittatura, c’è poco da stare allegri”, mi ha detto domenica mattina il cantante Gorky. L’ho incontrato nel Parco Gandhi, periferia signorile dell’Havana. Qui, accanto alla Chiesa di Santa Rita, come tutte le domeniche, c’erano le “Damas de Blanco”. Mogli, madri e attiviste che chiedono la scarcerazione dei prigionieri politici, spesso loro congiunti.


La leader
Berta Soler dovrebbe essere tra gli attivisti della società civile che Obama incontrerà martedi qui all’Havana. Eppure le autorità cubane non hanno esitato ad arrestare decine di queste donne. Davanti a giornalisti, cameraman e fotografi. “Non penso che ci aggrediranno” mi aveva detto poco prima
Antonio Rodiles, del Forum per i diritti delle libertà. Invece la polizia è intervenuta, in modo abbastanza duro. Lo abbiamo visto di persona.

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Il momento dell'arresto delle "Damas de Blanco"

RSI Info 21.03.2016, 12:47


I diritti umani s’impongono nell’agenda del presidente americano. Finora la Casa Bianca ha accortamente evitato di parlarne. O l'ha fatto con estrema prudenza. L’obiettivo – ribadito in queste ore dallo stesso Obama – è coinvolgere i cubani. “Un’opportunità storica”, ha detto incontrando il personale dell’ambasciata americana all’Havana. La svolta è già storia: dopo mezzo secolo di guerra fredda (e tiepida), ora gli Usa hanno un’ambasciata. E lui, il capo dell’impero “yanki”, può venire qui a Cuba.
Raúl Castro non è andato ad accoglierlo come Papa Francesco pochi mesi fa. Nessuna mobilitazione di massa. Ci si è messa pure la pioggia. “El pueblo” è rimasto a casa. Eppure indietro non si torna.

La Cuba che non t'aspetti

Come primo gesto pubblico, Obama deporrà un omaggio al monumento dell’eroe dell’indipendenza José Marti. Dall’altro lato dell’immensa Plaza de la Revolución – quella degli interminabili comizi di Fidel – occhieggia il gigantesco murales di Ernesto Che Guevara. Il “comandante” diceva che quando si sogna da soli, è un sogno. Quando si sogna in due comincia la realtà. Stati Uniti e Cuba sono due, e forse, adesso la realtà è che non sono più così isolati. Tanti cubani sognano una vita migliore. Alcuni sognano solo di poterlo dire.

Emiliano Bos

Dal TG12.30:

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