Lo skateboard nel 2020 diverrà sport olimpico. Ottanta atleti provenienti da tutto il mondo si sfideranno a Tokyo nel “park” e nella “street”: 40 per disciplina; divisi a metà fra donne e uomini. La Svizzera ha deciso di non farsi cogliere impreparata, e sta affilando le armi in vista del debutto della “tavola a rotelle” sotto l’egida dei cinque cerchi.
Lo skateboard, tuttavia, esiste da oltre sessant’anni, e non è solo disciplina sportiva. Anzi, forse lo è solo in piccola parte. Nato fra i surfisti californiani e diffusosi in seguito in tutto il mondo, è innanzitutto filosofia di vita. È qualcosa che permea l’esistenza di chi lo pratica. Lo sanno bene Marco Sidella e Han Sessions. Entrambi del Luganese, hanno varcato da un po’ la soglia dei trent’anni, ma da quando hanno “chiuso” (in gergo si dice così) i primi trick (evoluzioni) da ragazzini, la loro passione è sempre rimasta intatta.
Marco Sidella e Han Sessions
Marco ha un suo atelier ad Agno: tre stanzette affacciate sul lago nei locali dell’ex albergo Tropical, dove si immerge nel rumore dei macchinari, nell’odore della colla e delle assi di legno, per dare vita alle sue creazioni. Lui fabbrica skateboard “hand-crafted”: costruiti interamente a mano.
Ad Agno, Skateboard fatti a mano
Han insegna alla scuola di skateboard di Lugano ed è una figura storica della scena ticinese. Scena che esiste da una trentina d’anni. Lui è anche grafico e artista a tutto tondo, e il suo “respirare skateboard” influenza pienamente la sua espressività.
Vivere di skateboard, ci spiega, è possibile: “Puoi praticarlo come atleta, fintanto che il fisico ti regge; oppure puoi creare un marchio, organizzare eventi, produrre video, ma bisogna avere un progetto ben definito, solido anche a livello imprenditoriale”.
Ludovico Camposampiero