Vanno avanti da quattro mesi senza sosta, giorno dopo giorno, fornendo assistenza e supporto ai tanti migranti che vengono respinti alla frontiera di Chiasso: sono i volontari della Parrocchia di San Martino, a Rebbio, una frazione di Como, diventata ormai un punto di riferimento per molti.
È qui che bussano i profughi ai quali non viene consentito l’accesso al campo governativo della città gestito dalla Croce Rossa. È sempre qui che bussano quelli che non vogliono essere identificati per paura di non riuscire a raggiungere i familiari al di là delle Alpi. Il parroco di Rebbio, Don Giusto, e i suoi volontari non fanno domande, cercano però di dare risposte: facendo capire come funzionano le domande d’asilo, i ricongiungimenti familiari, coadiuvati anche da un team di avvocati (sia svizzeri sia italiani) che, gratuitamente, si mettono a servizio di questa causa.
Dallo scorso 19 settembre, l’apertura del centro governativo da trecento posti letto, ha liberato la stazione San Giovanni dalle tende occupate da centinaia di profughi rimasti bloccati al di qua del confine svizzero. Ma non ha messo fine al flusso di migranti che, giorno dopo giorno, tentano ugualmente di lasciare l’Italia, percorrendo lo stesso tragitto più e più volte.
Abbiamo incontrato Eleonora, una delle volontarie che da agosto, ogni giorno, presta servizio ai profughi nella parrocchia di Rebbio. Racconta come ci si prepara a vivere il Natale in un mix di culture e religioni che convivono senza alcun tipo di problema. Un melting-pot fonte di inestimabile ricchezza.
Romina Vinci