Un tempo - per la precisione nel Settecento - li si chiamava "Bottega del caffè". Poi divennero, semplicemente "Caffè": alcuni chantant, altri caffetterie, altri ancora ,soltanto... bar. Abbiamo cercato di capire cosa distingua oggi un caffè dall'altro. Così abbiamo iniziato questo viaggio che parte da... Torino.
Un caffè tra ragione e follia
“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia”. Queste parole sono di Franco Basaglia psichiatra e neurologo, promotore della riforma psichiatrica in Italia e ispiratore della Legge n. 180 del 1978, che porta il suo nome. Si batté per l’organizzazione dell’assistenza psichiatrica, proponendo la chiusura dei manicomi e istituendo i servizi di igiene mentale sul territorio, un nuovo metodo di reintegrazione sociale dei pazienti psichiatrici al fine di instaurare rapporti umani e il riconoscimento dei loro diritti per una vita di qualità.
Il caffè Basaglia nasce a Torino circa dieci anni fa. L’ideatore è Ugo Zamburru, medico psichiatra della Asl di Torino 2. La gestione del locale è affidata ai lavoratori misti, persone “differenti” e persone cosiddette “normali”. Le malattie più comuni sono psicosi, schizzofrenia e depressione. È lo stesso dott. Zamburru a spiegarci la finalità di questo progetto: creare un luogo fisico presente sul territorio dove incontrarsi. “Il pretesto è quello di un reinserimento socio lavorativo dei pazienti psichiatrici e la creazione di una comunità”. E oggi, di questa comunità, fanno parte anche Giorgio Cazzola, lbarista-cameriere; Fabio Lobascio, direttore di sala e Roberto Ruta, entrato come lavapiatti e ora aiuto cuoco. Li abbiamo incontrati.
Mauro Consilvio