Inizio anni ’70. François Rauline, all’epoca scultore del bronzo, decide di mollare la sua agiata vita parigina che lo annoia tanto per cercare di realizzare i suoi sogni di libertà. Viaggiando a piedi e in autostop incontra Dominique, ex compagna e trapezista. S’innamorano entrambi dell’idea di fare del circo e, insieme a pochi altri, danno vita alle primissime esperienze circensi itineranti e quasi improvvisate. A quell’epoca non esistevano le scuole di circo e le grandi famiglie circensi si trasmettevano gelosamente la loro arte di generazione in generazione. Di conseguenza il pubblico poteva assistere esclusivamente ai numeri sensazionali del circo tradizionale.
Nel ’76, dal forte desiderio di diversità e da una creatività genuina nasce il Cirque Bidon. Per François quella denominazione, Bidon, era d’obbligo; una questione di trasparenza nei confronti del pubblico. Era un modo diretto per avvisare gli spettatori su cosa si sarebbero dovuti attendere dalle loro esibizioni. Nasce gradualmente un nuovo modo di fare circo ben lontano da quello tradizionale in cui è lecito sbagliare. Non esiste la ricerca della perfezione né dell’effetto speciale.
François cominciò a raggruppare degli artisti di vario genere, così come avviene tuttora. Erano tutti autodidatti vista la scarsa predisposizione dei circhi tradizionali a condividere la loro arte. Senza disponibilità finanziarie né specifiche attrezzature il Cirque Bidon inizia a esibirsi annualmente in centinaia di spettacoli in Francia e poi anche in Italia dove ottiene un grande successo seducendo persino Federico Fellini (come non ricordare, a questo punto, il suo La Strada ?).
Oggi come allora itinerando a bordo di carovane trainate da cavalli offre agli spettatori un format differente fatto di teatro, di acrobazie, di clownerie, di musica dal vivo, di poesia, di comicità e d’improvvisazione. Il Cirque Bidon è divenuto nel tempo il pioniere di un circo semplice che mira ad emozionare, a fare sognare, a fare ridere e a sorprendere il pubblico.
Dario Lo Scalzo