A lungo il braccio destro di Donald Trump. L’uomo che ha accompagnato il magnate newyorkese fino alla porta della Casa Bianca. Steve Bannon, giornalista ed ex direttore del popolare sito internet conservatore Breibart News – da molti considerato di estrema destra – è in viaggio in Europa per gettare le basi di un movimento populista globale.
Una sorta di Internazionale anti-sistema, che unisca le due sponde dell’Atlantico. Ieri sera, martedì, era l’ospite principale di una conferenza organizzata dal settimanale Weltwoche a Zurigo. Prima di raggiunger le sponde della Limmat è stato invitato da Tito Tettamanti a Castagnola. Lì, nella villa del finanziere affacciata sul Ceresio, lo abbiamo intervistato.
Steve Bannon, l’artefice della vittoria di Trump, il chief strategist. L’unico che ha veramente creduto che ce l’avrebbe fatta ad arrivare alla Casa Bianca, l’ideologo del trumpismo, della destra nazionalista, cosa fa qui in Europa e cosa fa nella vita dall’agosto dello scorso anno, quando ha lasciato lo staff del presidente?
"Intendo creare una fondazione per promuovere delle idee con l’obiettivo riunire 10 milioni di persone negli Stati Uniti che costituiscano un movimento populista di base. Sono stato in Asia per vedere la crescita dei movimenti nazionalistici. Ora sono venuto in Europa per osservare le elezioni italiane che ho trovato molto affascinanti…"
Per lei il populismo nazionalista è da interpretarsi dunque in modo positivo, non vede rischi per la stabilità e la pace?
"Voi qui tendete probabilmente a preferire il termine “anti-establishment”. Per quanto mi riguarda, no, non c’è un pericolo, il populismo costituisce uno sviluppo positivo. La gente assume vieppiù il controllo del proprio destino, dei propri valori. Assistiamo a un crescente rifiuto dell’establishment e in particolare delle battaglie politiche che si svolgono a Bruxelles o a Roma. Le elezioni italiane hanno portato un messaggio chiaro: quello della gente che dice, “ehi, vogliamo riprenderci il nostro paese, vogliamo decidere noi per il nostro paese”. Certo sono cosciente che in passato il populismo è stato travisato e ha avuto aspetti negativi, ma oggi è la gente che parla che si esprime contro le élite, è stanca del modo con il quale le élite governano i loro paesi. Le popolazioni dicono: vogliamo riprenderci il nostro paese. Che sia negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Italia si tratta di un fenomeno positivo."
Lei è personaggio molto noto, anche qui in Europa. Ha una fama non necessariamente positiva. Viene da alcuni settori considerato un populista di estrema destra vicino ai movimenti della supremazia bianca.
"Io promuovo il nazionalismo economico. Il nazionalismo economico non bada al colore della pelle, alla razza, all’appartenenza etnica, alla religione, al genere o alle preferenze sessuali. Si interessa solo della cittadinanza, della nazionalità. L’establishment cerca solo di diffamarmi perché ha paura, teme queste idee. Sono idee che tendono semplicemente a evidenziare e difendere l’appartenenza nazionale, indipendentemente dalla razza o dal gruppo etnico. Penso che l’etnonazionalismo, che si basa sulla razza, sia negli Stati Uniti un movimento estremamente piccolo. Si tratta di una minoranza che non svolge una funzione reale nel movimento che ha portato Trump al potere o nelle nostre idee populiste. Questa gente non è benvenuta. È la sinistra che continua a battere questo chiodo. Perché ha paura di confrontarsi con le nostre idee. Queste persone temono di confrontarsi con i principi del nazionalismo economico, con i valori della cittadinanza, con quanto abbiamo visto negli scorsi giorni in Italia. Vale per il Movimento 5 Stelle così come per la Lega: la gente che ha votato per loro non è né razzista, né xenofoba. Vogliono riprendersi il controllo del loro paese e prendere delle decisioni che vadano a beneficio dei cittadini del loro paese."
In un anno di presidenza Trump, un numero impressionate di persone ha abbandonato il suo staff, l’amministrazione, o è stato silurato come il capo dell’FBI James Comey . Dissensi , veleni, insomma … caos secondo alcuni osservatori e come scrive Michal Wolff nel suo best seller “Fire and fury”…Un situazione caotica dunque. Lei cosa dice in merito ?
"Senta, il presidente Trump ha oggi il suo staff. Non intendo parlare qui dell’anno trascorso tra la campagna elettorale che ho gestito e il momento in cui ho lasciato la Casa Bianca. Posso dire che il presidente ha il suo staff e che è operativo. E’ vero, forse è cresciuto in effetti alla Casa Bianca un ambiente un po’ caotico, ma lui sta governando bene. Penso per esempio che le decisioni più recenti sul commercio vadano nella giusta direzione. Quella di un nazionalismo economico. Con i suoi migliori consiglieri, come Steven Miller o Peter Navarro le cose miglioreranno. Sta inserendo nuove persone nel suo staff e mi sembra che le cose andranno bene."
Steve Bannon, immagino lei sia cosciente del fatto che il presidente Trump non sia molto popolare da noi in Europa… lei come spiega il fatto che in molti qui non lo amino molto?
"Guardi, dipende. Direi che le élite non lo amano, così come non ama l’opposizione politica. Radio e Televisioni Pubbliche in Gran Bretagna come qui in Svizzera o negli Stati Uniti capiscono bene che lui è contro gli uomini di Davos, li scuote. I media e i giornalisti di opposizione come lei stesso, appartengono alla casta di Davos. Ma lui ha un legame molto forte con la classe operaia e con la classe media: abbiamo potuto verificarlo per esempio nel viaggio in Polonia quando una grande folla lo ha accolto. Lui scuote le élite".
Ma lei avuto qualche problema con lui… Malgrado i problemi lo sostiene sempre, le piace sempre dunque Donald Trump?
"Sì certo. Abbiamo avuto disaccordi, ne avremo certamente anche in futuro. Ma è un tipo forte, un uomo fantastico, un uomo di successo e i suoi successi continueranno."
Martedì a Zurigo insieme al direttore della Weltwoche, il consigliere nazionale dell'UDC Roger Köpel
L'ex stratega di Donald Trump Steve Bannon a Castagnola
RSI/Fabio Salmina 06.03.2018, 18:24
Roberto Antonini