La Francia arriva alle elezioni dopo cinque anni tra i più movimentati per la Repubblica. L’attentato terroristico di giovedì sugli Champs Elysées è stato solo l’ultimo episodio di crisi in quello che ormai è un perpetuo stato d’emergenza. Nelle ultime ore si registra un’altra aggressione: a Gare du Nord. La tensione sale, per i rischi legati a possibili azioni violente in vista della domenica di voto.
Socialisti fuori gara?
Il Governo socialista di François Hollande ha stabilito il particolare primato di presidenza più impopolare della III Repubblica. Lo smantellamento del campo profughi di Calais; l’approvazione di una riforma del lavoro che ha portato a innumerevoli scontri di piazza; lo stato d’emergenza subito dopo la notte del Bataclan: un elenco di fallimenti per l’elettorato di sinistra. L’eclissi politica per Hollande è stata scontata. Non si è presentato neanche alle primarie del suo partito, vinte da Benoît Hamon. Per i socialisti e la sinistra in generale la corsa all’Eliseo resta impresa complessa.
Fillon e il "Penelope Gate"
Quando alle primarie del partito moderato di destra (UMP) François Fillon superò l’ex presidente Sarkozy, i sondaggi sulla vittoria finale erano tutti dalla sua parte. L’uomo moderato, della sicurezza per le grandi aziende e per i risparmiatori, è però cascato in un problema morale: il Penelope Gate. Scandalo che prende il nome della moglie di Fillon, che, con cariche pubbliche legate al marito, avrebbe intascato compensi extra. È cresciuto fino a queste ultime ore di vigilia il partito di sinistra di Jean-Luc Mélenchon, inossidabile nelle sue lotte ecologiste e di equità sociale, ma che difficilmente potrà arrivare al secondo turno.
Le Pen e la questione morale
Anche il partito anti sistema di Marine Le Pen non è rimasto immune da questioni morali. Eurodeputati del Front National hanno infatti abusato delle indennità di Bruxelles. Inoltre sul movimento restano i soliti dubbi soldi che arriverebbero direttamente dal Cremlino. Marine raccoglie consensi tra i sindacati degli agricoltori, degli operai, della classe media e di una fetta di studenti. Il Front National però è consapevole del fatto di non avere alleati. Già nel 2002 il padre di Marine, Jean-Marie Le Pen, al secondo turno subì il voto contro di tutti quelli usciti al primo turno.
Macron il rampante
Ad oggi l’unico candidato senza macchia, se non quelle di esser stato per due anni ministro dell’economia di Hollande e di esser un banchiere dell’economia che conta, è Emmanuel Macron. Volto nuovo della politica francese, presentatosi alle presidenziali col partito En Marche!, serbatoio di voti per i delusi da Fillon e per gli intimoriti da Le Pen. Europeista convinto, sa come presentarsi in televisione e rassicurare tutti, attaccando anche il mondo della finanza dal quale proviene. A due giorni dal voto, le presidenziali in Francia sembrano definirsi come una declinazione per tutte le prossime elezioni in Europa: critica al sistema attuale, ma senza salti nel buio (Macron) o ritorno deciso alla sovranità monetaria e territoriale (Le Pen). Mentre ancora c’è chi non si è svegliato dall’incubo degli attacchi terroristici, ritornati pesantemente giovedì con l’uccisione dell’agente Xavier Jugelé.
Lorenzo Giroffi