Un sonoro schiaffo e la consapevolezza improvvisa che il Macron II non avrà niente a che fare con il quinquennio che si è appena chiuso.
224 sono i seggi che andrebbero infatti a Ensemble!, l’alleanza capitanata da Macron, ben lontana dai 350 di 5 anni fa e anche dai 289 della maggioranza assoluta che garantirebbero la governabilità.
Secondo gruppo all’Assemblée Nationale sarà quello della Nupes, l’alleanza delle sinistre, che dovrebbe riunire attorno a 150 seggi, e terzo, a sorpresa, il Rassemblement National di Marine le Pen a 89 seggi, un exploit inedito. La destra gollista dovrebbe invece sfiorare gli 80 seggi
Dopo essere diventato due mesi fa il primo presidente della Vº repubblica a venir rieletto senza essere passato per una coabitazione, Macron è da oggi anche il primo a non aver raggiunto una maggioranza all’Assemblée Nationale da quando le legislative seguono le presidenziali, ovvero da più di 20 anni.
E il risultato non sembra avere un movente solo politico: secondo i sondaggi un 70% di cittadini non ne voleva proprio sapere di dare pieni poteri al presidente uscente e vedere una fotocopia del Macon I, così anche votanti che l’hanno scelto come capo di stato, hanno deciso domenica di preferire altre forze politiche alla camera bassa, sede nevralgica del potere legislativo.
Forse troppa “verticalità” nel governare, troppa “arroganza” nell’esercitare il potere, come martellano da cinque anni i suoi oppositori più incalliti a sinistra come a destra, e la voglia di vedere le sue prerogative limitate, messe in discussione, oggi potrebbero aver giocato pesantemente.
Saranno i sondaggisti a chiarirlo, ma rimane il fatto che Macron da questa sera sa che dovrà trovare i voti che servono per approvare le riforme al palazzo Borbone scendendo a compromessi, cercando alleanze stabili o puntuali. Ci riuscirà?
Se i sondaggi si confermeranno, e i seggi a mancare al presidente saranno una settantina, solo Les Républicains potrebbero dare un sostegno a Ensemble!, ma il partito gollista ha già fatto sapere che non ci saranno accordi di legislatura o coalizione. È però plausibile che gli appoggi arrivino anche se il prezzo da pagare sarà altissimo per il presidente che negli ultimi anni ha fatto di tutto per farli scomparire. E uno degli effetti sarà sicuramente far virare a destra il Macron II.
In parlamento poi la vita sarà tutt’altro che facile. La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon ha battagliato come poche altre formazioni durante il Macron I anche a suon di cascate di emendamenti per bloccare l’avanzamento delle leggi. Nel 2017 avevano 17 deputati, oggi sono moltiplicati per 10 e il loro effetto si farà sentire.
Il Rassemblement National poi attaccherà sull’ala destra. Marine le Pen ha già detto di voler diventare capogruppo alla Camera di un partito che questa sera tocca i 90 deputati con un dito.
Quella di Macron potrebbe assomigliare insomma a una vittoria di Pirro. Dopo essere stato rieletto alla più alta carica dello stato, i suoi cittadini gi hanno tolto la maggioranza, obbligandolo a un secondo quinquennio all’insegna del compromesso politico.
Una doccia d’umiltà? Possibile. Un boomerang? Sembrerebbe. Dopo aver fatto quasi scomparire i partiti moderati (socialisti e gollisti) e aver basato molte delle sue proposte politiche nel porsi come antidoto ai partiti rimasti agli estremi (la France Insoumise e il Rassemblement National) domenica sera Emmanuel Macron se li ritrova in posizione di forza alla camera. Il Macron II non avrà nulla a che vedere con quanto visto finora.
Legislative in Francia, secondo turno
Telegiornale 19.06.2022, 22:00