Tutto sembra tranquillo, al tramonto, sulle rive del fiume Tigri. Le gambe dei tavolini pieni di tazze di tè e gazzose sono immerse nell’acqua per offrire sollievo dalla canicola estiva, mentre i bimbi intorno sguazzano felici. Le ultime ore di vita ad Hasankeyf scorrono così, cercando di non pensare che tra poche settimane quello che c’è stato per 12 mila anni non ci sarà più. Nel sud-est della Turchia a maggioranza curda, la maxi-diga di Ilisu è ormai completata, dopo una quindicina d’anni di lavori e una cinquantina di pianificazione.
Fiore all’occhiello del progetto di dighe e centrali idroelettriche del Sud-Est dell’Anatolia (Gap), lanciato negli anni ‘60’, si è trascinata a lungo tra fuga degli investitori stranieri e proteste a livello internazionale. Perché lo sbarramento del fiume, che al costo stimato di 1,3 miliardi di euro potrà convogliare 10 miliardi di metri cubi d’acqua per produrre 1.200 megawatt di energia, porterà con sé l’inondazione di uno dei principali siti archeologici della Mesopotamia. Una storia millenaria barattata con i 50 anni di operatività stimata della diga.
Via da Hasankeyf
Un ragazzo osserva Hasankeyf, sulle rive del fiume Tigri, da una delle antiche grotte che un tempo furono abitazioni
Ad Hasankeyf gli abitanti sembrano ormai rassegnati. “Ci sono state molte proteste, abbiamo avuto il sostegno di tanti, ma purtroppo non è bastato. Come possiamo metterci contro lo Stato?”, racconta sconsolato Rıdvan Ağa, l’ultimo piccolo albergatore rimasto nella zona. Anche la sua struttura verrà sommersa sotto 60 metri d’acqua. E lui, come tutti i tremila residenti rimasti, e quelli di 199 villaggi vicini, sarà costretto ad andarsene.
La città nuova, costruita ai piedi della collina, per dare alloggio ai 3000 residenti diHasankeyf, è ancora semi-disabitata
Sulla collina prospicente il villaggio si danno gli ultimi ritocchi a villette monofamiliari e palazzine che gli abitanti dovranno pagare in rate ventennali, visto che le compensazioni per le loro vecchie case sono molto inferiori al costo delle nuove. “Ci sono tante domande in sospeso: che lavoro farà la gente? Come sarà il futuro? Quel che è certo – spiega Rıdvan – è che tutti siamo davvero molto tristi di andarcene”.
Cristoforo Spinella
ndr: sui social network è stato lanciato l'hashtag 'non è troppo tardi per Hasankeyf'(#hasankeyfi̇çingeçdeğil )