Due anni dopo la tempesta Vaia, che si è scatenata su gran parte dell’arco alpino orientale tra il 26 e il 30 ottobre del 2018, ancora si contano i danni. Principalmente il danno è stato di natura economica, ci spiega il professor Renzo Motta del dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino, perché, da un punto di vista naturale “un albero in piedi o un albero a terra non fa differenza.” L’impatto ecologico è nella norma. L’impatto economico è molto grave perché ha colpito una regione per la quale il legname ha un valore economico colturale importante.
Molto del legname è marcito a terra e per salvare il salvabile molto è stato svenduto all’estero. Un impatto economico regionale che ha colpito soprattutto le piccole comunità artigianali.
È qui che entrano in gioco Federico Simoni, Paolo Milan e Giuseppe Addamo, quando fondano Vaia Cube, una start up nata con una mentalità imprenditoriale e internazionale - le esperienze dei fondatori spaziano dalla NATO alla Coca-Cola - che va a restituire parte del proprio lavoro al territorio con un amplificatore naturale. L’idea legata a questo prodotto: per ogni pezzo venduto sia ripiantato un albero nei territori colpiti.
Ruben Lagattolla