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L'aria che respiriamo

La qualità in Svizzera è nettamente migliorata dal 1985, ma il progresso rallenta e in Ticino va meno bene che altrove

  • 30 maggio 2017, 17:51
  • 23 novembre, 05:32
03:25

Trent'anni di evoluzione della qualità dell'aria, l'intervista a Mirco Moser - di Stefano Pongan

RSI Info 18.07.2017, 08:00

  • tipress

L'aria che respiriamo è sempre più pulita o sempre più inquinata? Probabilmente la maggior parte di noi "a naso" darebbe la seconda risposta, non fosse altro che per la percezione data dalla presenza del tema sui media. È vero il contrario: "Negli ultimi 20 anni la qualità dell'aria è nettamente migliorata in Svizzera. In Ticino però forse un po' meno per alcuni inquinanti, a causa della nostra situazione contingente", esordisce Mirco Moser, capoufficio dell'aria, del clima e delle energie rinnovabili. Comunque anche da noi "ci sono sostanze che non citiamo nemmeno più perché rientrate ampiamente nei limiti" fissati dall'ordinanza federale, precisa.

"La riduzione del tenore di zolfo negli olii combustibili e lʼintroduzione della benzina senza piombo hanno permesso di diminuire notevolmente le emissioni di diossido di zolfo e di metalli pesanti", recita infatti un rapporto su "inquinamento atmosferico e salute" pubblicato nel 2014 dall'Ufficio federale dell'ambiente. Di piogge acide non si sente più parlare da molti anni.

Il risanamento passa essenzialmente per il progresso tecnico: una vera base legale esiste solo dalla metà degli anni '80, ma già in precedenza ci si preoccupava per esempio per l'anidride solforosa ed erano state prese misure nell'ambito dei processi industriali e dei carburanti. Oggi "la legge impone che non appena una nuova tecnologia è disponibile va fatta applicare", spiega Moser. Così, "una macchina nuova prodotta con la tecnologia di 20 anni fa oggi non può più essere immatricolata".

Limiti rispettati e non in un colpo d'occhio

Limiti rispettati e non in un colpo d'occhio

  • UFAM

Tutto a posto, allora? No, perché la sufficienza non è ancora stata raggiunta.
Tre inquinanti preoccupano ancora e a sud delle Alpi più che in altre regioni: l'ozono, le PM10 (le polveri fini) - malgrado i filtri antiparticolato nei motori - e
il diossido d'azoto nonostante i catalizzatori siano ancora presenti in concentrazioni eccessive. Il 2015 ha segnato addirittura un'inversione di tendenza, il 2016 una ritrovata evoluzione positiva con nuovi minimi storici per polveri fini e diossidi di azoto e meno ore sopra il limite orario per l'ozono. A dipendenza di regione, stagione e condizioni meteorologiche, tuttavia, talvolta i valori restano persino allarmanti.

Nel gennaio di quest'anno per alcuni giorni in Ticino si era dovuti ricorrere a misure come gli 80 km/h in autostrada, il divieto di circolazione per i veicoli più inquinanti e i mezzi pubblici gratuiti quando le PM10 avevano ripetutamente superato i livelli di guardia. Furono provvedimenti urgenti efficaci, come ricordato in occasione della presentazione del bilancio 2016 sulla qualità dell'aria nel cantone.

L'evoluzione dei valori in Svizzera

Quanto resta da fare in Ticino è bene illustrato in una tabella: per gli ossidi di azoto, per esempio, rispetto ai valori del 2000 bisogna scendere ancora del 60%.

Quanto resta da fare

Quanto resta da fare

  • Dipartimento del territorio, rapporto sulla qualità dell'aria nel 2015

Ma quali regioni stanno meglio e quali peggio in Svizzera? La cartina con l'evoluzione nel tempo pubblicata dall'Ufficio federale dell'ambiente bene evidenzia i progressi nella lotta al particolato. Il colore rosso dei superamenti ampi che caratterizzava l'Altopiano e i fondovalle ticinesi fino al 2006 è quasi scomparso al nord delle Alpi e qui ben si vede come la situazione ticinese rimanga la più problematica a livello nazionale, malgrado una diminuzione del 42% nell'ultimo quarto di secolo (ma diossido di zolfo e anidride carbonica, a titolo di paragone, sono calati di tre quarti).

L'andamento dell'ozono è invece "più ballerino", afferma Moser, e subisce l'influenza anche di eventi geograficamente lontani su cui non abbiamo controllo. In 30 anni in Ticino il calo è stato solo del 21% dal 1990 al 2016, ma anche qui il cantone è "pecora nera": è l'unico dove il viola scuro continua a fare capolino.

Per il diossido d'azoto da una decina di anni al sud delle Alpi si denota una certa stabilità. Nelle zone rurali la sua presenza rientra nei limiti, non invece negli agglomerati e lungo le vie di comunicazione. Si tratta di un inquinante primario tossico, precursore di ozono e PM10 e per questo il Rapporto sulla qualità dell'aria in Ticino nel 2015 lo definisce "il perno del risanamento". Oltre ai fondovalle ticinesi, questa fonte di inquinamento tocca ancora in particolare aree urbane come quelle di Zurigo e Ginevra.

Per saperne di più:

Gli effetti sulla salute

La Confederazione ha fissato dei criteri per valutare la qualità dell'aria, in alcuni casi più severi di quelli dell'UE, tanto che se dovessimo applicare le norme europee "non avremmo un problema di qualità dell'aria", afferma Moser. Nell'esempio dell'ozono, il valore medio orario da non valicare è fissato a 120 microgrammi per metro cubo: nemmeno le categorie a rischio come malati cronici, anziani e bambini dovrebbero risentirne spiega Moser. Il decreto di applicazione ticinese fissa poi una soglia di informazione a 180, laddove si consiglia di evitare l'attività fisica nelle ore più calde, e d'allarme a 240, un valore che può creare problemi a tutti.

D'altro canto, secondo recenti studi "anche concentrazioni inferiori possono avere conseguenze sulla salute". Ogni anno in Svizzera l'inquinamento dell'aria uccide prematuramente 3'000 persone, dieci volte di più rispetto agli incidenti stradali, senza contare l'aumento dei ricoveri, delle consultazioni mediche e dell'assunzione di farmaci, con un impatto sui costi della sanità e sull'economia in termini di giornate di lavoro perse che viene valutato in 4 miliardi di franchi (fonte: UFAM).

L'ordinanza federale in vigore dal 1986 affida ai cantoni il compito di verificare lo stato dell'aria. In Ticino le misurazioni sono cominciate nel 1985. Dalle otto stazioni costantemente attive, si è passati a 17, comprese quelle lungo l'A2, sul luogo del previsto raddoppio del tunnel del San Gottardo (che nel corso del 2016 ha sostituito il monitoraggio durato 6 anni della Vedeggio-Cassarate) e all'impianto di termovalorizzazione dei rifiuti.

Le polveri fini (PM10 e PM2,5): Le polveri fini, o particolato, sono costituite da un insieme complesso di particelle molto piccole che possono rimanere sospese nellʼaria per lungo tempo. Si distingue tra particelle primarie e particelle secondarie. Le prime vengono emesse direttamente nellʼatmosfera attraverso processi di combustione (motori diesel, impianti di riscaldamento a legna) e abrasione meccanica. Le seconde si formano nell’aria a partire da alcuni precursori gassosi. Sono caratteristiche soprattutto dell'inverno.

Ozono troposferico (O3): Lʼozono troposferico si forma per effetto della luce solare dai precursori diossido di azoto e composti organici volatili. Elevate concentrazioni di ozono danneggiano la salute della popolazione, della fauna e, in particolare, della flora. I valori sono alti soprattutto durante i mesi caldi e poco ventosi.

Ossidi di azoto (NOx): Questo termine comprende il diossido di azoto (NO2) e il monossido di azoto (NO). Gli NOx derivano dalla combustione di combustibili e carburanti, in particolare a temperature elevate.

I valori limite fissati dall'ordinanza federale

I valori limite fissati dall'ordinanza federale

  • Dipartimento del territorio, rapporto sulla qualità dell'aria 2012

La competenza dei controlli è cantonale

Gli inquinanti che preoccupano oggi

Stefano Pongan

Link utili:

Esiste un'applicazione, che si chiama AirCHeck ed è ottenibile sia per iPhone che per sistemi Android, attraverso la quale è possibile conoscere lo stato attuale dell'aria in tutte le stazioni di misurazione svizzere e la loro evoluzione negli ultimi quattro giorni.

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