"Ti è morto il gatto"? Quante volte un’espressione del genere viene rivolta a chi è scuro in volto, triste e forse, secondo l’interlocutore, non dovrebbe averne motivo... Quasi come se la morte di un animale a cui si è affezionati debba essere "elaborata", vissuta come un lutto di serie "B".
Questo genere di dolore spesso è poco riconosciuto socialmente, come ha indicato lo psicologo Pier Luigi Gallucci, che ha deciso di occuparsi del tema guardandoci dentro da medico, da psicoterapeuta. Gallucci ha indicato che sentimenti ed emozioni alla perdita di un gatto, un cane, ma anche altri animali che stanno accanto all’uomo, possono essere sminuiti o addirittura ridicolizzati dagli altri, tanto da indurci a vergognarci ad esprimerli e affrontarli. Talvolta il dispiacere è così grande e disorientante, che c’è bisogno proprio dell'aiuto di uno psicoterapeuta.
L’assenza di una ritualità codificata per celebrare il distacco, il funerale per intenderci, può aumentare il disagio, unito alla difficoltà di dire all’esterno che con quell’animale se ne va anche una parte del padrone. A proposito di ultimo saluto, o gesto verso il compagno di tante ore liete passate, aumentano i servizi "funebri" per gli amici a quattro zampe, come conferma Alessandro Pianari, responsabile di "Fenice", del centro di cremazione per animali domestici in Ticino. Le speciali urne, alcune delle quali realizzate dall’associazione ticinese OTAF, possono essere tenute in casa o seppellite sotto terra, dove far crescere i fiori grazie a speciali materiali. Esce così "vita dalla vita" che abbiamo amato, senza nessuna vergogna per le tante lacrime versate in quel doloroso addio.
sdr