“Nella nostra vita quotidiana siamo circondati da robot anche se non ce ne accorgiamo. La lavatrice e il casello autostradale sono dei robot. Dunque imparare a conoscerli ci permette di affrontare il futuro con più consapevolezza”.
Viviana Pinto è ingegnere matematica. Appena uscita dal Politecnico ha cominciato a lavorare in un’azienda di consulenza tecnologica. “Mi occupavo di intelligenza artificiale, un argomento stimolante, ma soffrivo a stare dietro a una scrivania”. Così nel 2018 decide di lasciare il contratto a tempo indeterminato per dedicarsi a tempo pieno alla sua passione: la robotica educativa. “I robot sono solo un mezzo per educare i bambini a risolvere i problemi” spiega mentre disegna con pennarelli di diversi colorI un tracciato su un foglio di carta bianco. “Non sono altro che dei codici colore ovvero dei comandi che diamo alla macchina che si muove sul tracciato. Così il bambino impara che serve un codice per dialogare con la macchina e che bisogna essere precisi. È un avvio alla programmazione”. Un modo per avvicinare al settore tecnologico e della robotica anche le bambine. “Il problema è che spesso si pensa a queste discipline come legate al mondo maschile - spiega Viviana Pinto ripensando al suo percorso di studi universitari dove spesso si è trovata ad essere l’unica donna -. Le bambine sono brillanti nei nostri laboratori, ma culturalmente non sono ancora abituate a pensarsi in questa posizione”. La priorità è quella di ridurre il “gender gap” attraverso i lavori che porta nelle classi con la sua associazione “Scienza Cipolla”. “Occorre rompere certi stereotipi per poter avvicinare queste materie a tutti”. Un divario che va colmato fin da bambini. “Diamo a tutti la possibilità di giocare con robot e lego. Non sono ‘giochi da maschi o da femmine’, ma l’importante è che tutti possano sperimentare sempre”.
Simone Bauducco