Oltre la News

Per amore della fauna selvatica

Volpi, faine, ghiri e altri animali feriti o in difficoltà. C'è un centro in Romandia che è in prima linea per soccorrerli

  • 17 marzo 2020, 06:36
  • 22 novembre, 19:44
02:23

Amici della fauna selvatica: gli operatori del centro Erminea

RSI - Paola Latorre/editing ARi 17.03.2020, 06:30

Un ghiro permaloso, uno scoiattolo con le zampette deformate, alcuni pipistrelli, una faina, una volpe. Sono tanti gli animali curati dal centro Erminea di Chavornay (VD). Questo inverno ci sono molti ricci, molti di più rispetto agli scorsi inverni. Colpa del clima, spiega la responsabile Joan Eberlein: ha fatto troppo caldo e ci sono state delle cucciolate tardive; poi la temperatura è scesa mettendo i piccoli in pericolo. Quando è arrivato il gelo anche altri animali si trovati in pericolo: i rapaci. Volano sopra l'autostrada, lì è più caldo a causa del traffico e sui bordi è quindi più facile trovare topolini o piccoli roditori. Ma quando cercano di prenderli possono essere travolti dai veicoli. Capita tutti gli inverni ma questo è stato particolare. Erminea parla di un’ecatombe.

GALLERY - Dietro le quinte del centro Erminea: impegno per la protezione della fauna selvatica

Nato come associazione svizzera dei furetti, da due anni Erminea è diventato il centro di cura per la fauna selvatica. Il centro è così diventato un punto di riferimento per la Svizzera francese. Gli animali accolti sono triplicati. Nel 2019 sono stati 1'300. La maggior parte è guarita ed è stata liberata, ma una buona parte non ce l’ha fatta. Questo perché, osserva Joan Eberlein, un animale selvatico che si fa prendere da un umano è in genere già molto ferito o malato.

Joan Eberlein è la responsabile e segretaria del centro

Joan Eberlein è la responsabile e segretaria del centro

  • RSI/paola latorre

Gli unici stipendiati sono Joan e Paul, un apprendista. Il centro vive grazie al lavoro di una decina di volontari, al contributo dei soci e alle donazioni. Una molto particolare è arrivata lo scorso anno grazie ad una raccolta fondi online organizzata da un vodese durante il suo giro degli Stati Uniti in bicicletta.

Paola Latorre

Correlati

Ti potrebbe interessare