Appelli, indiscrezioni, ipotesi. Analisi e congetture, in attesa della Brexit. Sono ormai trascorsi 100 giorni dallo tsunami referendario, ma il divorzio da Bruxelles tarda a compiersi. Se l’Unione Europea ha fretta di iniziare i negoziati, Londra tergiversa, indugiando in speculazioni sui possibili scenari. Le parole prima dei fatti. Il post-Brexit è un limbo di supposizioni inevitabili senza possibilità di riscontro.
Formulazione vaga e rassicurante
Theresa May ha promesso una Brexit onesta e coerente, evitando deliberatamente ogni ulteriore specifica. “Brexit significa Brexit” è una formulazione studiatamente vaga non meno che rassicurante. Garantisce il rispetto del voto popolare, senza però impegnarsi a rispecchiare un preciso schema. Sarà un’uscita senza compromessi o accomodante? Si andrà allo scontro o al compromesso? Ma soprattutto, quando?
Nessuna certezza
Così, dopo più tre mesi dal referendum, l’unica certezza è che non ci sono certezze all’ombra del Big Ben. Un timore, però, si fa largo tra i quasi tre milioni di europei che vivono sull’isola: molto probabilmente in un prossimo futuro diventerà più complicato attraversare la Manica. Più ostacoli burocratici, limitazioni, tempi di attesa. Così, nonostante le rassicurazioni della stessa May - e come suggerisce il buonsenso che esclude una deportazione di massa - sono esplose le richieste di cittadinanza britannica.
Domande in aumento
Un cambio legislativo alla vigilia del voto ha complicato la procedura e allungato l’iter per ottenere il passaporto di Sua maestà. Ciononostante le domande continuano ad aumentare, finendo per ingolfare l’Home Office. Che si è trovato costretto a studiare - per smaltire il sovraccarico - l’introduzione di un gigantesco database digitale. Finora, l’unica conseguenza concreta della Brexit.
Lorenzo Amuso
Dal TG20:
29.09.2016: 100 giorni di Brexit