“Dove si trova la vera Italia sono veramente in pochi a saperlo”, scriveva Heinrich Federer, nato nel canton Berna nel 1866 e morto nel 1928 a Zurigo dopo aver soggiornato in Italia nei primi dieci anni del Novecento. Fino al 1945 questo scrittore e giornalista cattolico ebbe un notevole successo tra i lettori germanofoni.
In Italia non ve n’era traccia probabilmente perché le sue orme andavano cercate lontano dalle rotte classiche del Grand Tou, “seguendo le greggi dei pastori e incamminandosi lungo le mulattiere e le stradine tortuose” (Ulrike Engel). A scoprirlo una giovane germanista, Valentina Donatelli, che ha tradotto i racconti pubblicati in “Una notte in Abruzzo" (Edizioni Menabò) in cui Federer descrive i paesaggi e il mondo rurale così cari a Ignazio Silone che, due decenni dopo, avrebbe fatto un percorso in senso inverso, dall’Appennino abruzzese alla Confederazione.
La vista della Fontamara di Silone
Pellegrino il primo, in fuga dalla persecuzione del fascismo il secondo che, proprio a Zurigo pubblicherà in tedesco
Fontamara, "dopo lunghi anni di febbrile agitazione politica, legale e illegale". Secondo Antonio Bini, curatore dell’introduzione all’antologia di Federer, Silone non poteva non conoscere lo svizzero con cui condivide l’interesse per la vicenda drammatica di
Celestino V e lo sguardo tutt’altro che idilliaco sulle condizioni di vita dei contadini abruzzesi. Le telecamere di Oltre la news sono arrivate nei luoghi in cui è nato Silone e dove è transitato Federer per scoprire che, se la vera Italia si trova a Fontamara; Fontamara è ovunque, anche nelle campagne del Ticino in cui Silone ambienterà "
La volpe e le camelie".
Checchino Antonini - Massimo Lauria