Passando su un ponte malconcio, da Akarmara bassa si arriva di fronte ad una ripidissima salita che sembra portare in un fitto bosco. Si tratta della vecchia strada per arrivare alla frazione di Polyana, la più dispersa ed isolata. La macchina fatica a salire, ma dopo una decina di minuti Polyana compare in tutta la sua maestosa decadenza.
A differenza di Akarmara e Dzhantuka, qui non ci sono tracce di neoclassicismo stanliniano. I palazzi sono infatti i soliti casermoni sovietici, già visti a Prypiat e in tutte le ex repubbliche dell'URSS. Era la parte più povera, più che altro usata come zona dormitorio. Ed anche qui regna l'abbandono.
Qui incontriamo Ravaz, che ci accompagna nella visita raccontandoci dei pochissimi abitanti rimasti. Curiosando nelle varie abitazioni si trovano ricordi di famiglia e anche i pacchi aiuto della Convenzione di Ginevra, che furono donati agli abitanti di Polyana durante la guerra Abcaso-Georgiana.
Alessandro Tesei