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Sahara 1 - La gamba di Ahmed

Storie dal muro del Sahara, dove di guerra si muore ancora - Dopo 27 anni, un enorme campo minato continua a mietere vittime

  • 18 aprile 2018, 08:04
  • 8 giugno 2023, 18:33
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La ferita del Sahara

RSI/Gilberto Mastromatteo 18.04.2018, 07:30

  • ©Gilberto Mastromatteo

Il prossimo anno si festeggeranno i 30 anni dalla caduta del muro di Berlino. Quello appena trascorso segna i 30 anni dall'edificazione dell'ultimo tratto del muro del Sahara occidentale. Una lunga barriera fatta di sabbia, che taglia da nord a sud il territorio conteso, per circa 2700 chilometri. I marocchini lo chiamano la “Berm”. Per i saharawi è il "muro de la verguenza" (il “muro della vergogna”). A costeggiare la barriera, sul territorio della RASD, si distende un enorme campo minato, il più lungo mai costruito al mondo.

Sedici anni di combattimenti tra le forze marocchine e il Fronte Polisario, nel periodo compreso tra il 1975 e il 1991, hanno disseminato il Sahara Occidentale di mine e altri residuati bellici. Un conflitto che attende ancora una soluzione. E che, a distanza di decenni, continua a mietere morti e feriti. Si calcola che siano oltre 6 milioni gli ordigni nascosti nel suolo dei territori liberi. La missione Unmas delle Nazioni Unite e altri attori locali, tra cui Landmine Action, stanno tentando di identificare e segnalare i vari residuati presenti, per poi procedere alla bonifica della zona. Ma l’impresa è ardua. Il campionario degli ordigni è quanto mai vasto e difficile da trattare: proiettili da mortaio, cluster bomb e bombe al fosforo. E poi le mine, sia anti-carro che anti-uomo. Tra di esse, anche le famigerate mine di fabbricazione italiana TS-50 e SB-33.

La lotta quotidiana contro le mine

Si calcola che siano oltre 2500 i casi di incidenti, talvolta fatali. L'associazione saharawi per le vittime delle mine (Asvimin) tenta di dare un'informazione ai nomadi e nelle scuole, per prevenire nuove morti e nuovi ferimenti. Ma il bollettino è quello di una guerra mai conclusa. E intanto,sul cessate il fuoco del 1991, vigila la missione Minurso. I caschi blu sono presenti nei territori occupati, nella RASD e presso i campi rifugiati di Tindouf, nel sud ovest algerino, dove vive la maggior parte del popolo saharawi. Alla Minurso spetta il compito di creare le condizioni per la tenuta del referendum per l'autodeterminazione del popolo saharawi. Dal primo termine - 1992 - sono passati 26 anni.

Gilberto Mastromatteo

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