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Stalker, tra realtà e videogame (4)

Intende difendere, con i giovani del suo "Illegal Group", la Zona di Chernobyl dai turisti e dagli sciacalli - Storia di Maksim

  • 19 luglio 2018, 07:59
  • 23 novembre, 01:00
03:09

The Zone Stories - Storia di Maksim

RSI/Alessandro Tesei 19.07.2018, 07:30

  • ©Alessandro Tesei

Da alcuni anni è nata una nuova moda tra i giovani ucraini: alcuni di loro, hanno iniziato ad entrare illegalmente nella Zona di esclusione di Chernobyl, al centro della quale si trova il reattore numero 4, che esplose nel 1986, rendendo la Zona una delle più contaminate al mondo . Si definiscono " Stalker ", un nome mutuato dal film di Andrei Tarkovskij "Stalker", un capolavoro della cinematografia risalente al 1979, e dal videogioco survival-horror "S.T.A.L.K.E.R.", uscito nel 2007 ed ambientato nella Zona interdetta di Chernobyl.

Gli Stalker hanno sviluppato una vera e propria venerazione per la Zona, che considerano come la loro vera casa. Sono organizzati in gruppi paramilitari con nomi, simboli e rituali ispirati alla fantascienza post-apocalittica, e si avventurano in un viaggio pericoloso per raggiungere la destinazione finale: la città fantasma di Pripyat . Dopo esserci andati con Max, Sasha e Jimmy torniamo - ed è l'ultima volta - nella "Zona d'esclusione" con Alessandro Tesei e un altro giovane stalker.

Storia di Maksim

Maksim è uno stalker che appartiene all’ “Illegal Group”. Esistono stalker organizzati in gruppi quasi dal sapore militare, che compiono le escursioni insieme. Questi gruppi compiono i viaggi più estremi, e vivono a Pripyat (che contava circa 50.000 abitanti) anche per settimane intere, allo scopo di esplorare gli innumerevoli appartamenti abbandonati presenti in città, a differenza di Sasha, Jimmy e Max che non appartengono a nessun gruppo, ma sono cani sciolti.

Maksim e quelli del gruppo vivono senza elettricità, con provviste razionate, e raccolgono l’acqua che serve loro per dissetarsi, da sottoscala o fabbriche allagate, rischiando in maniera spregiudicata, essendo quell’acqua stagnante, radioattiva e presumibilmente contaminata anche da batteri ed altri agenti inquinanti.

Questi gruppi sono mossi da un grande amore per la storia e intendono difendere la Zona dai turisti e da tutti coloro che vanno lì solo per gioco o per compiere atti vandalici o di sciacallaggio. Passano le giornate a raccogliere e a preservare vecchi libri, giornali dell’epoca, a riparare le insegne dei vecchi negozi, e a ricostruire il più possibile le storie delle persone che vi sono vissute prima dell’incidente del 1986.

Abbiamo incontrato Maksim in città, insieme ai suoi compagni. Ci ha spiegato che la città non sarà mai morta fino a che ci saranno gli stalker a renderla viva con la loro presenza.

Alessandro Tesei

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