È un singolare viaggio attraverso 150 anni di storia del tennis, dagli albori ad oggi, come dire anche dal legno al grafene. Con una “nonnina”, anzi quasi una capostipite: una racchetta Old Slazenger modello Demon, anno 1895, con cui i fratelli inglesi Doherty vinsero otto titoli in doppio e nove in singolare a Wimbledon fra ’800 e ’900. Ora è anche lei appesa al muro insieme a oltre 700 racchette provenienti da tutto il mondo, nel (primo) Museo della Racchetta da tennis, aperto a Baldissero d'Alba, un piccolo paese delle Langhe del Cuneese.
Un museo “personale”, in via d'espansione continua, voluto fortemente da Paolo Bertolino, torinese, “da sempre fan di Roger Federer”, di professione incordatore di racchette dopo essere stato anche un noto sommelier. Un museo, il suo, nato con una ricerca minuziosa di pezzi importanti o storici, realizzata attraverso donazioni di appassionati, di tennisti, ex giocatori di professione e circoli tennistici, ma anche grazie agli acquisti fatti nei mercatini dell’usato. Fra le “chicche” da vedere, fatte con telai in legno dai sette ai dodici strati, c’è anche una serie di racchette prodotte da ditte inglesi e italiane fra le due guerre, assai rare e molto ricercate dai collezionisti. Ma sui muri del museo, anche tante fotografie, dediche, curiosità, aneddoti, e poi riviste sul tennis, libri e tutto quanto riguarda la storia di questo sport. Tra i tanti oggetti legati al tennis, immancabili le scatole di palline da gioco, che un tempo erano bianche, e poi sono diventate gialle solo per “ragioni televisive”, perché il bianco non si vedeva bene. E infine c'è anche l'angolo dedicato ai supercampioni che hanno vinto più titoli di Slam: Rod Laver, Andre Agassi, Pete Sampras, Novak Djokovic, Rafael Nadal. Senza naturalmente dimenticare il mitico Roger Federer, che ha il posto d'onore.
Claudio Moschin