I rari terremoti che si sviluppano sotto i vulcani, come quello avvenuto a Ischia, sono più difficili da studiare rispetto ai sismi tettonici, decisamente più numerosi e molto più noti.
"Una caratteristica è quella di essere molto più superficiali, al punto da superare molto difficilmente la profondità di cinque chilometri - ha detto il sismologo Gianluca Valensise, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanolgia - e accade perché, al di sotto di quella soglia, la crosta diventa troppo calda per generare una rottura”.
Inoltre, data la loro scarsa profondità sono percepiti con maggiore intensità. I primi calcoli segnalavano, infatti, una magnitudo 3.6, valore che non trovava però riscontro con le testimonianze e che è stato rivisto a 4.0, lasciando pensare a un iniziale sbaglio nella valutazione.
Non c'è stato in realtà nessun errore, ma solo la grande difficoltà di dover analizzare un sisma appartenente a uno dei tipi più rari e anomali e dal fatto che i primi sismografi a registrare l'evento siano distanti alcuni chilometri, richiedendo un'analisi più complessa.
ANSA/AnP