Omicron, delta, alpha e beta. Semplici lettere greche, ma, se si parla di virus, questi erano i nomi delle tristemente celebri varianti di SARS-CoV-2, il virus causa di Covid-19. Ripensando a quanto accadeva poco meno di cinque anni fa, torna in mente quanto fosse importante osservare l’evoluzione del virus per capire come avrebbe colpito e, soprattutto, se i vaccini sarebbero rimasti efficaci. Medici e ricercatori di tutto il mondo cercavano di collaborare per tenere traccia delle mutazioni genetiche di SARS-CoV-2 e, in prima linea, c’era l’epidemiologa Emma Hodcroft, attualmente professoressa all’Università di Basilea e capo di un gruppo di ricerca all’Istituto Svizzero di Salute Tropicale SwissTPH. Oggi, il suo contributo nella lotta alla diffusione dei virus è così importante che Nature l’ha nominata tra le tre persone da osservare nel 2025, assieme al neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump e al futuro direttore del CERN Mark Thomson. Sono nomi importantissimi ai quali essere accostati, che sottolineano il rilievo di questa breve ma prestigiosissima lista. Dopo un’importante esperienza con la piattaforma web di monitoraggio dei virus Nexstrain durante la pandemia di Covid-19, Emma Hodcroft ha lanciato nel 2024 Pathoplexus, una banca dati online che permette ai ricercatori di condividere le sequenze genetiche dei virus provenienti da tutto il mondo.
Emma Hodcroft, è tra le persone dell'anno per Nature
Telegiornale 12.01.2025, 20:00
Per gli scienziati, seguire le tracce dei virus non è affatto semplice, perché queste entità biologiche – che non sono generalmente considerate esseri viventi - non conoscono confini politici e mutano continuamente. Diverse varianti di virus possono coesistere in zone geografiche differenti per poi successivamente mischiarsi a causa degli spostamenti umani. Questo processo non conosce pause e premia le varianti più favorevoli ad essere diffuse. Un virus, in fondo, è come un messaggio genetico contenuto in un involucro- ed è in grado di forzare le cellule infettate a riprodurlo in quantità. Tanto, che queste smettono di funzionare correttamente e fanno sorgere la malattia. Nel processo alcune parti del messaggio possono modificarsi, come se, per forzare l’analogia, fossero quasi degli errori di battitura. Le repliche del saranno così diverse da quello originale, facendo nascere una nuova variante che, se le circostanze sono favorevoli, si diffonde tra la popolazione.
Virus e batteri
Il giardino di Albert 24.04.2022, 18:10
La scelta di Nature di eleggere un’epidemiologa suona un po’ come un’allerta, quasi a dire “attenzione: le epidemie esistono ancora e non possiamo abbassare la guardia”. Niente timore, nessuna pandemia è all’orizzonte in Svizzera, ma i virus in effetti sono tutt’altro che debellati. Il vaiolo delle scimmie, una malattia che si trasmette con stretti contatti corporali e che causa dolorose eruzioni cutanee, è inizialmente comparso nel 1970 in Africa Occidentale, ma nell’estate 2022 sono stati improvvisamente riportati numerosi casi di un nuovo ceppo anche in altre parti del mondo, compresa la Svizzera. Dal 2023, un’ulteriore nuova variante rilevata in Africa occidentale sta destando preoccupazione, tanto che il 14 agosto 2024 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la situazione un’«emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale» (PHEIC - Public Health Emergency of International Concern). Sebbene esistano dei vaccini, è fondamentale assicurarsi che continuino a offrire protezioni anche contro le nuove varianti del virus, la cui insorgenza è impossibile da predire. Il vaiolo delle scimmie è una delle quattro malattie attualmente inclusi nel database di Emma Hodcroft Pathoplexus, assieme a ebola, febbre del Nilo Occidentale e febbre emorragica di Crimea-Congo.
Il virus dell’HIV: dal passato alle nuove sfide
Il giardino di Albert 30.11.2024, 18:00
Contenuto audio
Ci sono molte altre infezioni che causano sofferenze a milioni di persone in tutto il mondo, come la malaria o la malattia di Marburgo, tornata di recente agli onori delle cronache, ma il comitato che gestisce Pathoplexus assieme alla professoressa ha preferito concentrarsi su quelle dove mancava una soluzione per condividere i dati in modo equo. Infatti, Pathoplexus non è l’unica piattaforma che offre questo servizio, ma si distingue per la gestione equa e trasparente i diritti dei ricercatori. Una delle maggiori preoccupazioni di chi mette a disposizione di altri i dati che ha raccolto nelle proprie strutture è quella di non ricevere nessun merito per le ricerche fatte da terzi. In questo caso è invece possibile per i ricercatori regolare le modalità di utilizzo dei dati condivisi. L’accesso ai dati prodotti da altri ricercatori è uno dei temi di maggior dibattito in numerose comunità scientifiche, ad esempio nella medicina, nella biologia cellulare e nella fisica. La condivisione offre notevoli vantaggi, primo fra tutti l’ottimizzazione delle risorse pubbliche, ma attualmente gli ostacoli pratici rendono complesso mettere in pratica le buone intenzioni. Forse, è proprio per questo che Nature ha deciso di nominare tra le tre persone da osservare nel 2025 l’autrice di un progetto esemplare come Pathoplexus.