È iniziata una nuova era per il mondo social e le novità vengono da una "legge" dell'UE, il Digital Service Act (DSA), i cui primi cambiamenti sono entrati in vigore ieri, venerdì 25 agosto. "Chi non si adegua esce dal mercato", ha detto il commissario per il mercato interno Thierry Breton.
Alle aziende online era stato chiesto di indicare entro lo scorso 17 febbraio il numero di utenti attivi, indicazione che ha permesso di individuare le "very large online platform" (piattaforme online molto grandi) e i "very large online search engines", ovvero i motori di ricerca molto grandi, che superano i 45 milioni di utenti.
Facebook, Instagram, Snapchat, TikTok, Twitter (ora X), LinkedIn, Pinterest, YouTube, Booking.com, Amazon, Zalando, Google Shopping, Alibaba, AliExpress, Apple App Store e Google Play, e poi Google Maps e Wikipedia, e - per finire - i due motori di ricerca più conosciuti: Google e Bing di Microsoft rientrano in una delle due categorie e saranno dunque soggetti ad una disciplina normativa più severa che per gli altri.
Un feed senza algoritmo
Una prima novità è la possibilità di decidere cosa vedere su Facebook e Instagram. Meta ora permette agli utenti europei di visualizzare e cercare contenuti saltando il filtro dell'algoritmo.
Ad esempio, si potrà decidere di vedere nel proprio feed solo i contenuti delle persone seguite da noi, in ordine cronologico. Insomma si potrà decidere cosa vedere, senza l'influenza di attività o interessi personali, anche sulla sezione ricerca, nei reels e nelle stories.
Segnalazioni e censure
Meta sta anche per darci più informazioni sui motivi per cui ha cancellato un post o bloccato un profilo. Queste motivazioni serviranno per evitare di riproporre contenuti non idonei, ma anche avere la giusta capacità di individuarli e segnalarli. Le piattaforme dovranno dotarsi di un team dedicato unicamente alla moderazione e alla lettura delle segnalazioni.
Sicurezza e privacy
Un'altra priorità del DSA è garantire la sicurezza degli utenti online. Le nuove norme mirano a bloccare la diffusione di contenuti "dannosi", come quelli che promuovono la violenza. Il nuovo pacchetto di regole vuole anche a tutelare la privacy e la libertà di espressione.
Trasparenza sulle pubblicità
Per limitare l’influenza della pubblicità online questa non potrà usare dati sensibili come la religione, la salute, l'orientamento sessuale.
Le aziende dovranno anche controllare gli investitori pubblicitari. Per ogni post pubblicato dovranno conservare le informazioni riguardanti chi lo ha prodotto, per quanto tempo è stato mostrato e a quale gruppo è stato mostrato (basandosi su età, sesso, etc.) in modo che il messaggio e la sua origine siano più trasparenti per i destinatari.
Saranno infine vietati i "dark pattern", ovvero quei metodi che indirizzano in modo subdolo gli utenti verso scelte precise.
Più tutela per i minori
Una volta all’anno le piattaforme dovranno effettuare una valutazione dei rischi per i minorenni, evitando di indirizzarli verso contenuti violenti, discriminatori e dannosi per la salute. Inoltre, verrà impedita la condivisione di "challenges" (sfide) pericolose.
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Gli annunci pubblicitari non potranno utilizzare i dati dei minorenni per proporre loro promozioni personalizzate.
I rischi per le aziende
Le violazioni del DSA comporteranno multe che potranno arrivare fino al 6% del fatturato globale e in casi estremi il divieto di operare nell’UE.
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